MARUGGIO – «L’insostituibile funzione di “cane da guardia della democrazia” che va riconosciuta alla stampa, in tutte le sue forme di manifestazione, negli ordinamenti democratici, impone di tollerare espressioni anche piuttosto colorite e suggestive». Con queste motivazioni il gip del tribunale di Taranto, Martino Rosati, ha archiviato l’inchiesta nei confronti dell’attrice comica, Sabina Guzzanti e di due attivisti del movimento 5 stelle di Maruggio, Marilisa Duggento e Alessio Carrozzo. I tre erano stati querelati dal comune di Maruggio, nella persona dell’attuale sindaco Alfredo Longo, per aver definito come «sistemi mafiosi» alcune attività amministrative del comune jonico nel settore ambientale. La frase contestata, postata dall’artista romana sul suo profilo Facebook e poi rimossa, era a corredo di una videointervista che la stessa Guzzanti aveva fatto ai due grillini maruggesi nel corso di una sua visita in paese per la presentazione del suo film, «La trattativa, sulla negoziazione tra lo Stato italiano e Cosa nostra», avvenuta a maggio del 2015.
L’argomento affrontato, riguardava la situazione di degrado in cui versava (e versa tuttora), il porticciolo turistico di Campomarino, marina di Maruggio, appunto. «Le barche dei pescatori rimangono infangati nella melma perché i fondali non sono stati mai dragati, i turisti scappano e il cattivo odore rende l’aria irrespirabile», denunciavano i due pentastellati nella videointervista. «Un’altra storia – scriveva Sabrina Guzzanti nel suo commento sul social -, che ci fa capire come la politica abbia adottato sistemi mafiosi e come se ne strafotta di qualsiasi tipo di protesta, evidenza pubblica».
Quasi immediata fu la risposta del sindaco Longo. «Non siamo mafiosi; la signora Guzzanti provasse a informarsi o magari si limitasse a fare l’attrice perché quando si traveste da giornalista d’inchiesta dichiara falsità», tuonò il primo cittadino che diede mandato ad un legale per confezionare la querela.
Una prima sconfitta, per il sindaco, l’aveva segnata il pubblico ministero con una richiesta di archiviazione contro la quale il comune aveva presentato opposizione. Aspirazione respinta anche questa dal gip Rosati con una decisione che farà testo nei successivi casi di procedimento penale per presunte diffamazioni a mezzo stampa quando ad essere offesi saranno i politici o gli amministratori in genere. «L’evocazione di situazioni di tipo mafioso – scrive il gip – è null’altro che l’espediente per dare risalto alla notizia ed è utilizzata non già per qualificare come tali gli amministratori di Maruggio, ma soltanto come colorita iperbole per indicare il dato – ahinoi notorio – di un malcostume grave e diffuso nella classe politica ed amministrativa del nostro paese».
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto
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