Tutto inizia il 3 febbraio di ogni anno, dove ad Avetrana si festeggia San Biagio a cui i fedeli si rivolgono per invocare la guarigione delle malattie della gola. I nostri nonni, vissuti tra le vie del piccolo centro denominato “caseddi” raccontavano dei tanti miracoli del santo, tra cui il salvataggio di un bambino che stava soffocando per aver ingerito una lisca di pesce.
Un tempo non c’era casa ad Avetrana che non custodisse una immagine di San Biagio in onore del quale ardeva una lampada ad olio che sembrava avesse poteri miracolosi.
Quando qualcuno della famiglia aveva a che fare con tosse, laringiti e faringiti, la donna più anziana intingeva le dita in quell’olio ed ungeva la gola del malato per farlo guarire.
Nel giorno della festa del santo, ha luogo la benedizione della gola in chiesa, in concomitanza con la festa si accendevano dei falò nelle strade del paese, da qui deriva il nome dialettale di “San Biaggiu ti lu fuecu“.
Attualmente questa tradizione è stata riproposta, grazie all’interessamento del comitato organizzatore della festa di San Biagio e alla sensibilità dei cittadini, in effetti lo scorso 3 febbraio subito dopo la messa in onore al santo, i fedeli si sono riuniti nella zona antistante il Torrione per assistere all’accensione del falò e degustare le “pettole”, piatto tipico salentino.
Il tutto in uno scenario d’altri tempi sospeso tra le luci soffuse del Torrione, il falò e i canti dei fedeli in onore al santo.
La festa solenne si svolge ad Avetrana il 28 e 29 aprile con la processione della vigilia.
Festa organizzata in maniera sapiente dal comitato per la festa patronale che già diversi mesi prima si prodiga in modo certosino per l’organizzazione dei festeggiamenti.
Il 29 aprile, giorno solenne della festa, il paese si mostra con il suo vestito più bello, tra le luci e i colori delle luminarie e la tradizione vuole che le vie del centro diventano “sipario” della festa, riempiendosi di brulicanti commercianti che con le loro bancarelle rallegrano il passaggio, proponendo prodotti tipici tra cui la “cupeta” dolce di mandorle e miele.
In questa cornice risuonano le note degli strumenti a fiato delle bande che si avvicendano sulla “cassa armonica” della piazza accompagnando i festeggiamenti fino a tarda sera. A mezzanotte, tra il cielo e le stelle compaiono i fuochi pirotecnici che tra vari colori salutano la festa del santo.
Quest’anno eccezionalmente visto che ricorre il XVII centenario del martirio di San Biagio (316 D.C. – 2016 D.C.) i festeggiamenti assumeranno una connotazione ancora più importante con luminarie “speciali”che arricchiranno di luci e colori le piazze ed il centro storico ed il concerto di Anna Tatangelo previsto per il 30 aprile renderanno la festa e queste giornate “memorabili”.
Salvatore Cosma