Il Pero comune (Pyrus communis ) originario dell’Europa è una delle specie più diffuse al mondo. Pyrus dal greco pyròs, fuoco, per la forma conica inconfondibile dei frutti. Le sue origini sono antichissime: reperti ritrovati in siti preistorici indicano che già 35.000 anni fa gli uomini ne mangiavano i frutti; Omero nell’Odissea, li definiva “doni degli Dei”. Il giardiniere di Luigi XIV si vantava di averne selezionato cinquecento varietà, con tempi di maturazione distribuiti in tutto l’anno per fornire il Re di una pera al giorno diversa. Tanti sono i modi dire riferite alla Pera: “cadere come una Pera cotta” (addormentarsi di colpo, ma anche innamorarsi improvvisamente, o essere ingannato). I “ragionamenti a pera” sono illogici e non coerenti; c’è anche “grattarsi la pera” (intesa come la testa). “Farsi una pera” è iniettarsi eroina; “lasciar le pere in guardia all’orso” (essere imprudenti o molto ingenui). “Al contadino non far sapere come è buono il formaggio con le pere” (non rivelare i vantaggi della propria condizione). Petrarca scriveva “Addio l’è sera. Or su vengan le pere, il cascio e ‘l vin di Creti”. “Ai peggio porci toccano le meglio pere” (le cose migliori accadono a coloro che non sanno apprezzarle). “Un Pir al n’a mai fàt un Pòmm” era il modo con il quale i nostri vecchi spiegavano le leggi ereditarie.
Ugo Pellini