I personaggi del presepe, detti pupazzi, sono di terra cotta. Costruiti alla meglio dai ragazzi si presentano per lo più sbilenchi e sproporzionati. Gesù Bambino, per esempio, appare più un bambinone che un bambinello. Il bue riesce quasi sempre più piccolo rispetto all’asino. La madonna è troppo grossa e San Giuseppe è troppo piccolo rispetto alla iconografia dominante.
Le pecorelle sembrano per davvero smarrite. I pastori-pupazzo e le pastorelle-pupazzo sono il peggio che ci sia nel mezzo dei personaggi. Ma va bene così… se non fosse che la stella cometa cade per via dei fili di ferro troppo sottili e troppo arrugginiti. Ad ogni caduta della stella segue la bestemmia del ragazzino vivace repressa all’istante dallo schiaffone di Don Pietro.
Il presepe parrocchiale nasce quasi sempre grande e buffo. Il suo assetto urbanistico è ogni anno identico all’anno precedente. Il presepe domestico, invece, varia di casa in casa. In ogni casa maruggese almeno un angolo è destinato al presepe. Il presepe casalingo emana un calore particolare. La famiglia è meno sola, meno povera. I più piccini fraternizzano con i pastorelli nella frenetica attesa che arrivi il Natale. I pupazzi costituiscono parte integrante della famiglia. Perfino le pecore fanno parte della famiglia. E la sera della Vigilia, sia pure non più tardi delle nove, i bambini fanno nascere il Bambino dopo una breve processione per le buie stanze al canto stonato di «Tu scendi dalle stelle, O Re del Cielo, e vieni in una grotta… ». E così, per magia, le stanze di casa, almeno per una notte, si trasformano da anguste in auguste. Magia del Natale degli anni Cinquanta…
Almeno per un giorno, il giorno di Natale, la famiglia tutta intera si allontana dall’affanno quotidiano per avvicinarsi al Bambino nato per difendere i deboli e assistere i poveri. I genitori della futura Maruggio, moderni e post-moderni consumatori d’ogni bendiddio, non avranno tempo da perdere per costruire il presepe in casa con e per i loro figli. Diventerà più sbrigativo per questi futuri papà e mammà prelevare 150, 200 euro dalla saccoccia, consegnarli ai piccini e ordinar loro di andarsi a comprare un “presepe chiavi in mano”. Detto, fatto.
In questi mitici anni il giorno di Natale è strettamente legato alla “letterina di Natale”. La “letterina”, scritta dal piccoletto delle elementari di casa con il decisivo aiuto della mamma, è indirizzata a Gesù Bambino. La “letterina” di lusso ha la copertina ornata ed è infiocchettata. La “letterina” dei figli dei poveri è opaca e priva della polvere di stelle cadenti. La “letterina” di chi chiede molto è bella, lucida e iconografica. La “letterina” di chi chiede poco o niente è scritta per promettere di essere più buono e basta.
Il tempo porterà via definitivamente le “letterine”. Le “letterine” non avranno più un Destinatario [Gesù Bambino] perché fin da piccoli saranno più o meno tutti miscredenti. Ci sarà chi rimpiangerà in ogni caso le “letterine” di Natale macchiate del ragù dei bucatini.
Sarà troppo tardi per riparare all’errore di essere cresciuti in fretta. Finiremo tutti per consumarci nel consumismo. Inesorabilmente. Non vedremo più polvere di stelle cadenti. […]
Tratto dal Libro Paese Nostro di Tonino Filomena (Edizioni Pugliesi). Pagg. 170, 171
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!