E’ sotto gli occhi di tutti una vasta produzione editoriale e cinematografica che si richiama alla storia della cavalleria e ai suoi Ordini. Leggendo un libro sull’età medievale o guardando un film sulle gesta eroiche dei crociati, avvertiamo un richiamo atavico ed un’ancestrale intuizione verso gli ordini cavallereschi cui hanno sempre fatto riferimento uomini e movimenti culturali europei che si sono richiamati ad un’etica eroica. Avvertiamo quasi un irresistibile desiderio di voler incarnare i valori e i principi dei nostri eroi preferiti. Valori “altri” e, quindi, “diversi” da quelli generati dalla odierna società consumistica. In particolare ci piace “appartenere” idealmente ai cavalieri che hanno fatto le crociate o che hanno difeso i pellegrini lungo il cammino verso la Terra Santa come i “nostri” Templari. Nostri perchè – com’è stato scritto da autorevoli autori di storia patria – in Maruggio sorgeva un fortilizio templare.
La voglia di volersi “sentire” un po’ crociati non ci spinge – naturalmente a voler rifondare l’Ordine come Corneliu Zelea Codreanu (1899-1938), politico rumeno che costituì in Romania la sua Legione rappresentata in senso monastico e religioso o come José Antonio Primo de Rivera (1903-1936), politico spagnolo che fondò nella sua Ìspagna la Falange sulla base del <<sentimiento religioso e militar de la vida…>>. Anche perchè ora come allora nell’Europa del Novecento <<a cavallo delle due guerre mondiali simili tentativi di ricostruzione [da parte di uomini o movimenti politici e culturali di ispirazione fascista] non sempre riuscivano ad interpretare ed evocare correttamente quel che fu definita in ogni tempo l’anima della cavalleria. Eppure, ancora oggi si continua ad invocare da parte di molti la nascita, o meglio la rinascita, di questo spirito della cavalleria e delle crociate.
Julius Evola (1898 – 1974), filosofo, pittore e ideologo dei giovani neofascisti degli anni ‘70, scriveva che l’Ordine dei Templari <<fu quello che più di ogni altro sorpassò la doppia limitazione costituita da una parte dal semplice ideale guerresco della cavalleria laica, dall’altro, dall’ideale semplicemente ascetico del cristianesimo e dei suoi ordini monastici: avvicinandosi così sensibilmente al tipo della “cavalleria spirituale del Graal” ».
La soppressione dell’Ordine costituì – sosteneva Riccardo Pedrizzi (già senatore An) – il più grosso attacco portato dalle forze della sovversione alla Tradizione, <<chiudendo in tal modo definitivamente un ciclo ed aprendo la fase a quella che comunemente nelle civiltà viene chiamata “l’età oscura” e che dura fino ai nostri giorni. E se qualcuno vorrà solamente tentare di portare od accendere un filo di luce nelle tenebre che ci circondano, dovrà necessariamente far riferimento ad esempi come quello fornito all’Europa ed al mondo dai Cavalieri del Tempio>>.
Ecco perchè si rende necessaria una maggiore attenzione verso un Ordine che va “vissuto” non solo in termini culturali ma anche esistenziali, vale a dire volgendo lo sguardo verso il Cristo e portandosi dentro i valori eterni che sono appartenuti ai cavalieri le cui orme sono rintracciabili anche qui nel nostro bel paese. Riappropriandoci della nostra memoria storica, serviremo meglio il nostro paese. Recuperare i valori dei nostri eroi significa recuperare parte di noi stessi. Significa far rivivere il nostro Ordine.
Fernando Filomena