Il tempo ci arricchisce di ricordi. Ci lascia vuoti. Ci regala memorie. Ci fa camminare ricordando. Nel febbraio del 2018 ci lasciava a 68 anni la principessa Alessandra Schoenburg Tanturri. La sua assenza è una presenza costante. Soprattutto in questi giorni che ci si avvia alla 45esima edizione del Premio Scanno – Provincia de L’Aquila. Un premio che lei ha portato avanti con serenità, gioia, eleganza e bellezza. Certo. Tra le strade di Scanno non ci sarà più. La sua gentilezza, la sua nobiltà, la sua dolcezza e delicatezza nel porgere le parole, con la bellezza dello sguardo, restano nella pazienza del ricordo.
Il comprenderci con una stretta di mano nel viaggio delle malinconie, che attraversano le vite resterà una lezione, nel viaggiare tra i pensieri e tra le parole di un paesaggio arroccato nella terra dell’orso.
Io, come molti di noi che frequentiamo il Premio Scanno da decenni e più, la ricordiamo (e la vediamo) in un immaginario di bellezze e di sorrisi. Soprattutto qui a Scanno significa, comunque, pensarla viva, con quegli occhi alchemici e gli azzurri che indossava con il biondo dei capelli… Una donna splendida nella grazia di un sublime che nulla nasconde e nulla tradisce.
Al Premio Scanno, soprattutto dopo la scomparsa di Riccardo, era il riferimento non tanto di una grandiosa manifestazione culturale, di cui ella rappresentava il punto di collegamento con i più importanti intellettuali europei e internazionali, quanto di un legame tra espressioni culturali eterogenee, articolate e diverse.
La principessa Alessandra, come ho amato sempre chiamarla, era l’unione anche di scuole di pensiero, che a Scanno dialogavano con profonda attrazione e reciproca stima. Una donna che aveva sempre creduto ai processi unificanti e al fatto che la cultura unisce e mai divide.
Ho vissuto con lei anni di una straordinaria acutezza non solo sul piano letterario, ma anche umano ed esistenziale nel cerchio o negli orizzonti delle filosofie dell’essere. A lei mi ha condotto il preziosissimo amico fraterno Giulio Rolando, direttore della rivista “Il Cerchio” di Napoli, alla quale principessa è imparentato.
Nelle riunioni di giuria (le commissioni che assegnano i riconoscimenti), lei si faceva interprete delle istanze più ampie per giungere ad una sintesi armonica con un fare delicato. Una vera principessa, la cui nobiltà era anima.
Ho tanti tasselli che potrebbero formare più mosaici, sempre all’insegna di una visione in cui il simbolo e il mito sono un intreccio.
Che armoniose telefonate nelle ore meno previste e sempre impensabili.
Le giornate dedicate ai personaggi della letteratura: dal nostro Pirandello a Totò, da San Paolo ad Ulisse, da Tomasi di Lampedusa a Pavese, da D’annunzio ai Futuristi. Credeva nella spazialità della letteratura e ad una letteratura che non ha classifiche tra scrittori maggiori o minori, come vengono stereotipati dalle antologie scolastiche, e conosceva la valenza dei linguaggi della comunicazione.
Precisa nelle deduzioni e seguiva, in prima fila, gli incontri con un approccio morbido, e chiedeva se tutto stesse andando per il meglio.
A Roma, in Toscana, a Scanno in una rete di contatti, che ha lasciato al dolcissimo figlio Manfredi, studioso, amante come la madre, della letteratura vera e di quella marcata ontologia che conosce il pensiero illuminista e la visione romantico – esistenzialista. Manfredi di letteratura si è nutrito.
Dal 2001, dalla morte di Riccardo Tanturri De Horatio (suo consorte), insieme a Manfredi, aveva dato vitalità al Premio e alla Fondazione Tanturri.
Tanti incontri nella casa di via Flaminia, a Roma. Ci aspettava con le fragole e il gelato nel salotto della Fondazione e con una pila di libri da commentare e sui quali discutere e scrivere. Confrontarci. Ascoltava i nostri dialoghi – colloqui.
Rimane nel mio cammino di uomo e di scrittore.
Un pranzo rimasto in sospeso lo porto ancora dentro di me. Per colpa mia. Avevamo un appuntamento, per un pranzo, alla fondazione, qualche tempo fa, e mi aveva addirittura chiesto cosa preferissi. Io dissi: un risotto con gli asparagi. Ero in Rai per una registrazione. Come si sa, i tempi, quando si fa un certo lavoro, non si rispettano mai. Non mi fu possibile raggiungerla a pranzo. Mi presentai per l’ora del the. La promessa però fu quella di rimandare l’appuntamento con il risotto agli asparagi.
La vita è sempre un cammino imprevedibile.
Ho voluto molto bene alla principessa Alessandra.
Nobiltà e aristocrazia che si fanno bellezza.
Voglio molto bene a Manfredi. Sin dal primo giorno che ho avuto la fortuna di conoscerlo. In questo nostro viaggio indefinibile tutto diventa sempre più mistero. Ci ritroviamo per una nuova edizione del Premio Scanno. 45 edizioni. Ha visto premiati nomi eccellenti della cultura internazionale.
Si discuteva di letteratura e di libri. Ora lo faremo con il caro Manfredi. Un intellettuale ben dentro la cultura dei nostri giorni e attento conoscitore della letteratura del Novecento. Scanno, un vento di montagna e di funivia, gente che conosce la terra, come Ignazio Silone, e una grande estetica che attraversa gli sguardi, terra anche di D’Annunzio, lungo il nostro camminare ricordando. Nella storia e nella vita!
Pierfranco Bruni