Ma in una situazione istituzionale che sta modificando la Carta Costituzionale, nella sua strutturazione e nelle chiavi di lettura anche politiche, perché restano in piedi le Regioni autonome a statuto speciale?
Per tre elementi bisognerebbe ormai “smantellare” queste forme di “Autonomie” concesse ad Enti Locali comprese le Province Autonome.
Il primo elemento è che non possono essere riformarti gli Enti locali in una Italia che viene considerata figlia dell’Unita Risorgimentale e mantenere ancora nella loro visione “speciale” alcuni assetti territoriali e geografici che insistono nell’articolato modello geografico nazionale.
Il secondo elemento è prettamente politico. Con quale progettualità si possono realizzare quelle sintesi tra una politica nazionale in un apparato territoriale che non ha più uno spazio di strumenti politici omogenei tra Governo, che ha una determinata e precisa manifestazione politica, e divisioni tra Regioni autonome che restano politiche insieme ad alcune Province, in una disarticolazione istituzionale.
Il terzo elemento è prettamente di ordine antropologico. Più volte ho sostenuto che l’Italia è ancora una Nazione che non ha assorbito completamente l’assetto unitario o lo ha male assorbito e la testimonianza giunge da quei fattori etnici che insistono in una geografia, in cui il localismo e i localismi sono assorbenti in una crescente volontà culturale delle diversità.
Insomma ci sono scavi di ordine sia storico che geopolitico che insistono in un’Italia a tasselli nel mosaico delle numerose municipalità.
Occorrono delle scelte radicali sia sul piano politico sia su quello costituzionale sul versante di nuove visioni anche giurisprudenziale. Un punto fondamentale dal quale non si può prescindere. Certo. Gli Enti Autonomi a Statuto speciale non hanno più ragione di esistere e di insistere in una realtà politica come quella italiana.
Micol Bruni
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!