Percorrendo da Taranto la litoranea ionico-salentina, nel tratto che conduce da Torre dell’Ovo a Campomarino, collocata alla distanza di circa quattro chilometri a Sud-Ovest di Maruggio, alla contrada la Madonnina, è visibile una piccola e sobria cappella votiva. Il modesto sacrario è stato edificato, in data incerta, su una duna sabbiosa di proprietà privata. La cappella, a guardia del vicinissimo mare (chiamato dai maruggesi lu mari ti la Matunnina), è dedicata alla Madonna dell’Alto Mare, ancora oggi sede di culto.
«L’ambiente marino che va da Torre dell’Ovo a Campomarino e oltre» – scrive la brava Rossella Baldacconi in “Il relitto della Madonnina” di Benito Antonelli/Tonino Filomena – «conosce tratti pittoreschi e sempre diversi, in un alternarsi di insenature sabbiose e di promontori rocciosi, a Campomarino, è particolarmente suggestivo, non solo dal punto di paesaggistico, ma anche da quello naturalistico. Fino a cinquant’anni fa era un susseguirsi ininterrotto di dune ricoperte da macchie di timo e rosmarino, ginepro. Era il paradiso di uccelli marini e di testuggini. Le acque brulicavano di spugne, molluschi e pesci in un intreccio di alghe profumate e di corallo. Come da uno scrigno pieno di tesori, l’uomo, in questo cinquantennio, ha prelevato le ricchezze a piene mani, e in alcuni casi distruggendo i naturali equilibri presenti negli ecosistemi marini.
Scendendo nello specifico naturalistico – continua la Baldacconi – (…) sotto il mare della Madonnina è possibile ammirare una biocenosi dominata da innumerevoli e colorate alghe (…). La roccia calcarea inoltre è perforata da innumerevoli datteri (Lithophaga lithophaga), che purtroppo attirano subacquei privi di scrupolo che distruggono, a colpi di mazzuolo, la roccia e tutti gli organismi che vi sono impiantati, provocando una lenta ma continua desertificazione del fondale roccioso. Spesso, in tane nascoste da pietre e gusci vuoti, si intravedono i mimetici polpi Octopus vulgaris. Numerosi sono i coloratissimi vermi sedentari che, al passaggio dei sub, istantaneamente ritirano la variopinta corona branchiale. Infine tra i pesci abbondano le donzelle con le loro coloratissime livree (genere Labrus), gli spari, le salpe, le occhiate, le orate (generi Diplodus e Boops). Dalle crepe delle rocce spuntano i musi delle bavose (genere Blennius) e i denti aguzzi della murena (Murena helena), mentre più in profondità possono essere avvistati grossi esemplari di cernia (genere Serranus). Più al largo sono presenti nuclei sparsi di Posidonia oceanica, la fanerogama marina che riveste un ruolo fondamentale in mare. La Posidonia oceanica – conclude Rossella Baldacconi – rappresenta, infatti, il polmone verde del nostro meraviglioso mare».
Tonino Filomena
Scrittore, storico
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