L’onda anomala e inaspettata che ha invaso, colorandole, molte piazze italiane, ha fatto rialzare l’asticella di un termometro che da tempo ormai segnava temperature molto basse quanto a coinvolgimento e impegno dei nostri giovani.
Proprio quei giovani che spesso critichiamo e di cui ci preoccupa il disinteresse sociale da un lato e la frenetica e compulsiva attività di social e internet dipendenti dall’altro! Non so se questa volta è stata proprio l’onda mediatica a svegliare i nostri assonnati ragazzi sparsi tra un meridiano e l’altro del nostro caro e vecchio pianeta…sta di fatto che quegli adulti antipaticamente incanutiti dal loro stesso scetticismo, si sono dovuti ricredere e ammettere che forse l’abbiamo fatta grossa se, da un polo all’altro del pianeta, qualche coscienza giovanile sta cominciando a puntare il dito contro di noi e tutto quello di cui egoisticamente ci siamo appropriati ed esaurito. Con la scusa del progresso a tutti i costi, abbiamo dimenticato che il luogo e le circostanze perché possano continuare a esistere e convivere i destinatari di un futuro che dovremmo prima o poi passare di mano a mano, fra qualche anno potrebbero non avere più condizioni e peculiarità per consentirne la sopravvivenza. Noi adulti ormai diversamente giovani ( o anche il contrario) abbiamo fatto in modo che tutto quello che è stato costruito (e dove è servito anche demolito) creato e preparato , nel giro di qualche veloce decennio venisse improvvisamente e irrimediabilmente rovinato.
Scienziati, climatologi, geologi fisici, medici, ambientalisti ecc. scandiscono a più voci un conto alla rovescia che diventa sempre più spettrale e inquietante e, nonostante lo scetticismo e il cinismo di molti politici, in più occasioni mascherato da parole e proclami che portano al solito nulla, forse oggi, grazie a piccole e non più distratte coscienze sconosciute, qualcosa comincia a gridare.
Il viso serio e allo stesso tempo sbarazzino di una ragazzina svedese la dice lunga e da lezioni di impegno e senso di responsabilità in barba a chi ha altro di cui occuparsi. La sua, insieme a quella di tanti altri giovani nelle varie parti del mondo, è una garbata richiesta di aiuto a chi può cambiare le sorti del loro futuro. Non hanno la presunzione e l’ardire di combattere guerre, questa volta non protestano, non urlano slogan offensivi o incomprensibili…è un invito a unirsi a loro per aiutarli a trovare il modo per cambiare direzione, a immaginare un modo di vivere diverso nel rispetto di tutto quello che ci circonda e di cui siamo immeritatamente consumatori.
I giovani per la prima volta chiedono di appoggiare il loro sogno e la loro speranza, di permettere che le loro vite e il loro futuro sia compatibile con il luogo e gli elementi che dovranno consentire un’esistenza possibile. I nostri figli chiedono che quell’amore in nome del quale pensiamo e crediamo di doverli crescere ed educare, possa trasformarsi in qualcosa di concreto e coerente e che quel mondo di cui siamo bravi a decantarne la bellezza possa continuare a regalarne ancora in un futuro infinito e possibile.
Anna Marsella
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