Nel 1964, all’interno della scena musicale di San Francisco inizia la storia della psichedelia musicale.
13th Floor Elevators, Grateful Dead, Jefferson Airplane, i meno conosciuti Big Brother and the Holding Company, The Charlatans, sono alcuni tra i gruppi pionieri della psichedelia americana, cui si aggiungono i Doors, Jimi Hendrix, Cream e numerosi altri. Del successivo filone hard-rock intriso di psichedelia faranno parte i Led Zeppelin, mentre sul versante più sperimentale e di stampo progressive si faranno strada gruppi come Gong e vari altri.
Le sonorità psichedeliche caratterizzano comunque tutta la produzione musicale degli anni ’60 e ’70 in ambito beat, rock, progressive.
Anche in Italia, captando il trend, si inizia negli anni ’60 a sperimentare le sonorità distorte prodotte dalla saturazione degli amplificatori a valvole, e a utilizzare distorsori, wah-wah, apparecchi eco a nastro che permettono di navigare all’interno di quei suoni cari alla psichedelia. Ai suoni alterati delle chitarre si aggiungono le atmosfere create dagli organi elettrici (Vox, Hammond) sfruttati in questo periodo al meglio delle loro potenzialità psichedeliche.
Il principale veicolo di diffusione della musica beat e rock per i musicisti italiani degli anni ’60 emuli dei loro colleghi esteri, è Radio Louxembourg, che trasmetteva su frequenze AM i brani dei musicisti americani e inglesi. Si inizia così a coverizzare brani di questi gruppi, spesso riadattandoli con testi in italiano che di norma non sono traduzioni del testo originale, ma creazioni ex novo, oppure scritti che prendono spunto da alcune delle parti testuali originali ma che rielaborano la composizione dandole un significato completamente diverso. E’ così che Lyght my fire dei Doors diventa in italiano “Prendi un fiammifero” nella versione degli Innominati, con un testo molto cambiato nei contenuti e reso assai banale rispetto alla composizione di Jim Morrison. La lirica perde dunque la sua connotazione originaria, mentre la parte strumentale, rispetto al testo, ricalca maggiormente il brano del quartetto statunitense.
La maliziosa Touch me, sempre dei Doors, in italiano diventa “tu vinci sempre”, una innocua canzoncina cantata da Katty Line, peraltro con un arrangiamento musicale che dell’originale conserva ed esaspera soltanto la parte melodica (l’originale è giocato su intrecci e alternanze tra le parti graffianti affidate al gruppo, e quelle classiche orchestrali).
La trasgressiva Walk on the Wild Side di Lou Reed, pubblicata dall’artista nel 1972, che parla di sesso, droghe, travestitismo, cantata in italiano un anno dopo da Patty Pravo diventa “I giardini di Kesington”, con un pur bel testo (ma lontanissimo da quello di Lou reed) ispirato al romanzo di Peter Pan. Space Oddity di David Bowie (1969), in italiano (e peraltro cantata dal suo stesso autore) diventa “ragazzo solo, ragazza sola”, sostanzialmente una canzone d’amore, scritta da Mogol. La stessa “The house of the rising sun”, “la casa del sole nascente”, brano edito dagli Animals nel 1965, particolare e con un testo piuttosto scottante per quei tempi, nelle versioni italiane (Riki Maiocchi, Los Marcellos Ferial) è “La casa del sole” ma con un testo completamente differente, che anche in questo caso consiste nella solita canzone d’amore.
I Motivi di questa edulcorazione dei testi, resi molto più “innocui” e per nulla trasgressivi nelle versioni italiane dei brani, sono molteplici: ovviamente non era possibile per questioni di metrica ricalcare traducendoli gli stessi testi originali, d’altra parte per alcuni musicisti c’era anche difficoltà di comprendere bene una lingua straniera e anche di carpire i significati dei testi, ma c’erano anche resistenze se non vere e proprie censure da parte di produttori e case discografiche rispetto a tematiche come quelle affrontate nei testi originali, considerate imbarazzanti o inadatte o troppo audaci per gli ascoltatori e il pubblico italiani.
Vi sono tuttavia episodi di spessore, anche in termini di ricerca e originalità, e nei quali la creatività e l’ispirazione psichedelica emergono evidenti. Chetro & co. Nel 1968 incidono due soli brani, Danze della sera e Le pietre numerate. Il primo brano è una suite psichedelica con il testo ricavato da Notturno, una evocativa poesia di Pasolini il quale assiste alla composizione.
Le Stelle di Mario Schifano sono considerati uno dei gruppi più rappresentativi della psichedelia italiana: assunsero quel nome proprio dopo l’incontro con Mario Schifano con il quale si creò un connubio artistico. Il loro unico album, “Dedicato a”, uscito nel 1967, comprende una lunga e suggestiva improvvisazione nella facciata A del 33 giri, e nel lato B altri 5 brani di puro rock psichedelico che in qualche modo ricordano i Velvet Underground, così come il loro sodalizio con il pittore e regista romano ricorda quello di Andy Wharol con i Velvet Undergorund.
Le Stelle di Mario Schifano
Tutti questi gruppi, se pure citati ricorrentemente nelle varie ricostruzioni storiche della psichedelia italiana, lasciano poche tracce di sé e sopravvivono il tempo di un 45 giri o di un LP.
Sprazzi psichedelici si ritrovano nel disco Stereoequipe della Equipe ’84, che a quel tempo hanno una villa a Milano dove hanno realizzato una specie di comune, nella quale si suona in continuazione, ci si conosce, ci si diverte, e si ospita chiunque sia in sintonia con gli stili di vita beat. Vi passano e sono ospiti Allen Ginsberg, Keith Richards, Jimi Hendrix e tanti altri.
Rock psichedelico con ispirazioni a Hendrix, Vanilla Fudge, Beatles, Rolling Stones è quello dei New Trolls già a partire dal 1967, e si sente specialmente in alcuni brani come “Allora mi ricordo”, “Prima c’era luce”, “Sensazioni”.
Le Orme del primo periodo sono molto dedite al beat psichedelico, che si sente nel 45 giri “Fiori e colori” (1968) e nel 33 giri del 1969 intitolato Ad gloriam
Nel successivo periodo prog (anni ’70) c’è un cambiamento in termini di stili musicali di riferimento e di concezione della struttura dei brani, che divengono molto elaborati, non seguono più la formula schematica “strofa, strofa – ritornello, strofa, strofa – ritornello ecc.” ma son colmi di variazioni, fughe, improvvisazioni e assumono la struttura di lunghe suites e/oppure di opere coerenti all’interno del disco 33 giri, il cosiddetto album concept con tutti i brani che in sequela raccontano una storia. La musica è il risultato della fusione di linguaggi diversi, dal rock’n roll alla lirica al jazz al soul alla classica al beat all’hard rock al folk e così via: si sperimenta la fusione di ogni possibile stile. I testi divengono meno scontati, più creativi, con riferimenti a tematiche esistenziali, citazioni da opere letterarie dei grandi autori del passato, racconti epici. Ovviamente anche qui è presente l’influenza della psichedelia, come lo è nei brani di gruppi più dediti stilisticamente al rock blues o all’hard rock. Le opere dei gruppi progressive nella parte testuale erano allusive, ermetiche, evocatrici di scenari fantastici, non c’era l’immediatezza del periodo beat riscontrabile sia nella struttura musicale del brano che nei testi in genere molto più diretti, più semplici, più comprensibili e quasi sempre inequivocabili.
Ancora legato al beat è Dies Irae della Formula 3, che contiene una lunga suite psichedelica che dà il titolo al 33 giri.
The Psycheground Group è un gruppo genovese che dà vita nel 1971 ad un 33 giri dal titolo “Psychedelic and Undergound music”: il disco contiene cinque lunghe tracce tracce dalle sonorità blues ee psichedeliche. Si tratta degli stessi musicisti che dal ’69 al ’71 incidono anche con il nome The Underground Set una serie di brani di beat-rock psichedelico, e che a partire dal 1971 formano La Nuova Idea, un altro gruppo che si attiene a quelle sonorità infarcendole di hard rock e progressive. Da quello stesso ambiente provengono gli Osage Tribe, dei quali fa parte anche un giovane Franco Battiato.
Gli Alluminogeni con la loro opera Scolopendra sono autori di lunghe e trascinanti suites psichedeliche, con l’hammond in gran risalto e ritmiche tra blues, jazz e musica tribale, e testi onirici e visionari. Altrettanto visionari e psichedelici erano i Pholas Dactilus, i Dedalus, e ancora c’era una gran varietà di gruppi che attingevano a sonorità psichedeliche, tra i quali spiccano i Circus 2000 autori di travolgenti e ispiratissime improvvisazioni live. Prog e sonorità Hendrixiane sono mescolate nella produzione dei Garybaldi, in precedenza Gleemen.
Sul versante dei gruppi prog più conosciuti, ovviamente anche Osanna, Rovescio Della Medaglia, Balletto di Bronzo e in qualche misura tutti gli altri, infarcivano i loro brani di atmosfere psichedeliche. Allusivo il nome The Trip scelto da un gruppo genovese che cavalca la scena degli anni ’70 ma costituitosi a Londra nel 1966 con musicisti italiani e inglesi tra cui un giovanissimo Ritchie Blackmore.
Naturalmente vi furono anche le piccole Woodstock o Wight italiane, come il Pop Festival al Palazzo dello Sport di Roma (1968), per la verità semi-disertato dal pubblico (nonostante la presenza di gruppi esteri del calibro di Pink Floyd, Nice, Soft Machine che si esibivano insieme ad una serie di gruppi italiani) e con un finale tragicomico: i Move di Roy Wood durante la loro esibizione accendono dei fuochi d’artificio per far scena e la polizia non capendo ciò che accadeva interviene lanciando lacrimogeni dentro il palazzetto.
Seguono comunque una serie di festivals molto partecipati: Dal Festival Pop di Caracalla che a partire dal 1970 ebbe diverse edizioni, al Festival d’Avanguardia di Viareggio (1971), Palermo Pop (1971), ai vari Festival di Re Nudo, al Festival Pop di Villa Pamphili (1972), ecc. ecc.
Voglio concludere, poiché qui scrivo per un giornale locale, con un ricordo dei nostri luoghi.
Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, nella periferia di S. Pietro in Bevagna, una località balneare della marina di Manduria (TA) un gruppo di “freaks” che ha ormai superato abbondantemente la trentina, fonda e gestisce un circolo battezzato “L’Isola”, probabilmente con un richiamo all’opera omonima di Aldous Huxley. L’atmosfera è tipicamente da locale underground, con stuoie e cuscini variopinti adagiati a terra, tra candele e incensi, di fronte ad un palchetto dove si esibiscono gruppi musicali. Qui, han trovato “rifugio” estivo, grazie ad amicizie in loco, una serie di esponenti della scena romana beat e progressive degli anni ’60 e ’70: musicisti che avevano suonato con Ricky Shaine, nei Fholks e nella Reale Accademia di Musica, e, a quel periodo, nei Kriptonyte.
La musica che si ascoltava era, diciamo così, “tardo-psichedelica”, con jam sessions e suites fatte di lunghe improvvisazioni che, a chi ancora troppo giovane nei periodi d’oro del beat e del progressive, poteva ancora far assaporare il clima di quegli anni precedenti. Così, almeno due o tre differenti generazioni si ritrovavano, presso l’ “Isola”, a condividere quegli spazi e quei momenti aggregativi, e respirare ancora gli echi di quella cultura e della storia del beat.
Gianfranco Mele