Le battaglie fra le numerose bande dei bambini degli anni ’60 e ’70 avvenivano di solito durante un certo periodo dell’anno (il cosiddetto periodo delle ostilità) tra gli eserciti di due strade o di due palazzi differenti.
Le armi in uso ai ‘soldati’ erano molteplici: sassi e pietre lanciati sia a mano oppure con fucili di legno azionati da elastici fatti con camere d’aria di biciclette (il cane del fucile era formato da semplici mollette della biancheria, bastava aprire la molletta e paf! L’elastico lanciava sassi e pietre a distanza considerevole), spade di legno, lance di canna, fionde.
Gli agguati erano molti e cruenti, i prigionieri venivano sottoposti alle cosiddette ‘torture’, consistenti in vari supplizi (dal gavettone ai pizzicotti, alle lucertole morte, eccetera) e in seguito rilasciati dopo breve e dolorosa prigionia in qualche stanza di case abbandonate, oppure scambiati con altri ostaggi.
In seguito le battaglie lasciarono il passo a più pacifiche partite di pallone tra ragazzi dei palazzi, anche se molte volte finivano in rissa e scazzottate varie.
Ricordiamo la banda “Marcota”, “Cumentu! “Shangai”.
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