AVETRANA — Dopo quasi sette ore di interrogatorio Sabrina Misseri, cugina di Sara Scazzi, poco dopo le 23 di ieri sera è stata sottoposta a fermo perché «gravemente indiziata dei delitti di sequestro di persona e omicidio volontario in concorso» con il padre Michele, già arrestato per l’uccisione della nipote. La svolta l’ha data il padre durante un ennesimo interrogatorio nel corso del quale ha mosso alla figlia l’accusa fatale: «Fu lei a portare Sara nel garage». Sabrina respinge però ogni addebito. Gli inquirenti non hanno dato indicazioni circa il movente, che potrebbe risalire alla gelosia che la stessa Sabrina nutriva per la cugina quindicenne. Colpa, questa, aggravata, dall’accusa di Sara nei confronti dello zio per una molestia avvenuta qualche giorno prima del delitto.
La spiegazione arriva dallo stesso Misseri: l’ha fatta scendere Sabrina. Una trappola, pare, per darle una lezione dopo la lite furibonda della sera precedente a causa di Ivano, il ragazzo di cui Sarah si era invaghita e che Sabrina avrebbe voluto per sé. Una trappola che oggi è il motivo per cui si contesta il sequestro di persona. Michele Misseri avrebbe parlato di una lite finita male, un crescendo di violenza in fondo al garage al quale Sabrina avrebbe partecipato tenendo, appunto, Sarah per le braccia mentre suo padre le stringeva la corda attorno al collo. Ma proprio lì davanti, in quei minuti, stava per arrivare Mariangela, l’amica che doveva portare Sabrina e Sarah al mare. E quindi era per questo che Sabrina, come racconta Mariangela, era così agitata quando lei è arrivata. Sabrina sapeva benissimo che cosa era successo alla cuginetta che nei giorni successivi ha cercato senza sosta sempre in prima fila.L’inchiesta, condotta dal pm Mariano Buccoliero, è tutt’altro che chiusa. Ancora ombre sul nucleo familiare degli indagati, mentre alla mezzanotte di ieri l’avvocato Russo si è recato a casa dei Misseri per un lungo colloquio con la madre di Sabrina, Cosima Serrano.
Tutto questo avveniva al termine di una giornata iniziata molto presto ad Avetrana. Erano le tre di notte quando i carabinieri hanno iniziato a presidiare Via Grazia Deledda. L’ordine era quello di lasciare libero il campo alle operazioni successive e soprattutto di impedire l’insediamento delle fastidiose telecamere, che sino a qualche ora prima affollavano il tratto di strada di fronte casa dei Misseri. Alle 5.30 scattava il blitz. A quell’ora i carabinieri del maresciallo Fabrizio Viva hanno citofonato al civico 22 svegliando moglie e figlia dello zio-mostro. L’intrusione dei militari è stata totale. Gli specialisti del Ris hanno indossato la tipica tuta bianca ed hanno cominciato a rovistare dappertutto. Le due donne sono state invitate a stare in cucina mentre gli investigatori raccoglievano reperti da analizzare in seguito. L’ingresso in casa non è stato consentito nemmeno all’altra figlia Valentina, che aveva dormito a casa dei suoceri. I controlli si sono poi spostati nella cantina dell’orrore dove, alle 7 in punto, è arrivato il protagonista di quella scena. Michele Misseri è sceso ammanettato dall’Alfa Romeo colore oro della polizia penitenziaria. Ad accoglierlo c’erano i due magistrati che lo indagano per omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere. Il reo confesso allora è stato invitato a recitare la parte che nella realtà aveva interpretato quel terribile pomeriggio del 26 agosto quando, secondo il suo racconto, ha strangolato la nipote Sara. Quattro ore di scene terribili, fatte ripetere più volte dagli inquirenti che incalzavano con le domande, prima di un altro spostamento verso la contrada Mosca dove Misseri ha completato la simulazione dello scempio sul corpo senza vita di Sara e del successivo occultamento nella cisterna-pozzo. Mentre avveniva questo, dalla villetta di via Deledda partiva un’altra macchina in corsa. Tra gli occupanti c’era una donna che si copriva il volto. Era Sabrina che da quel momento ha conquistato le ricercatissime televisioni in una nuova veste di sospettata-indagata. La maratona è iniziata a mezzogiorno. La colonna di macchine che trasportavano gli inquirenti, Sabrina e suo padre, si è fermata nella caserma della compagnia dei carabinieri di Manduria (presa subito d’assalto da una folla di curiosi) dopo una prima intenzione di recarsi a Taranto. Lì è arrivato anche l’avvocato Vito Russo del foro di Taranto, che la famiglia Misseri aveva preventivamente invitato per un consulto non immaginando l’evolversi della giornata. Alle 16.30 è arrivato a Manduria il procuratore capo Franco Sebastio che ha dato il via all’interrogatorio della ragazza. Solo dopo un’ora Sabrina Misseri, da persona informata dei fatti, è stata dichiarata formalmente indagata permettendo al suo avvocato, che nel frattempo restava nella sala d’attesa della caserma, di salire al primo piano e assistere all’interrogatorio. Per molti è bastato questo per dare conferma ai molti dubbi. L’opinione pubblica ha cominciato a convincersi che dietro il volto pulito della cugina, fidata amica adulta della piccolina Sara, si nascondesse il mostro. La ricerca del colpevole, la curiosità e il desiderio di essere presenti al processo mediatico, ha affollato le strade che circondano la caserma dei carabinieri di Manduria. I fari dei collegamenti televisivi hanno attivato la solita folla dei curiosi che si è piazzata alle spalle dei giornalisti. Solo la pioggia, caduta insistentemente per tutta la serata, ha allontanato il pubblico lasciando i cronisti assetati di notizie che dalla caserma blindata arrivavano con estrema difficoltà.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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