TARANTO – A termine di mirate indagini gli agenti della Squadra Mobile nella giornata di ieri hanno eseguito una misura cautelare in carcere nei confronti di un 33 enne pregiudicato tarantino ritenuto responsabile di un tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco.
La sera del tre maggio scorso, giunse alla sala operativa della Questura di Taranto la segnalazione di una sparatoria avvenuta poco prima in via Cesare Battisti, a seguito della quale una persona restava gravemente ferita.
Gli agenti arrivati sul posto dalle prime indagini hanno appreso che un giovane, era stato notato perdere sangue dagli arti inferiori ed era entrato all’interno di un locale chiedendo ai presenti di essere accompagnato in ospedale, per poi allontanarsi con un motociclista fermato occasionalmente per strada.
Sul posto i polizotti hanno subito notato copiose tracce di sangue ed a breve distanza dalle stesse hanno recuperato un bossolo ed un’ogiva di uguale calibro.
Raggiunta in ospedale la giovane vittima, gli investigatori hanno immediatamente cercato di reperire più notizie utili per arrivare all’identificazione dell’autore del tentato omicidio, senza tuttavia ottenerne alcuna collaborazione.
Eppure sulla base dei primi elementi acquisiti, sin da subito e apparso evidente che la vittima conoscesse bene chi aveva attentato alla sua vita.
Gli veniva pertanto sequestrato il telefono cellulare, allo scopo di risalire ad eventuali suoi contatti con terze persone. Inoltre i polizotti nel corso delle prime indagini sono riusciti ad accertare che già nel primo pomeriggio di quello stesso giorno vi era stato un diverbio tra la vittima e colui che sarebbe stato poi individuato come l’aggressore; quest’ultimo lo aveva aggredito con pugni e schiaffi all’interno di una pizzeria. Circostanza quest’ultima ripresa pure da un impianto di videosorveglianza e che trovava riscontro anche nelle evidenti escoriazioni sulla fronte del giovane aggredito.
A dar ulteriore impulso alle indagini, una ulteriore segnalazione di un uomo che alla guida di un motociclo “Transalp” di colore nero, con luce di posizione posteriore non funzionante, era stato notato, proprio quel tardo pomeriggio, nei pressi di un incrocio di San Giorgio Jonico, mentre minacciava con una pistola un automobilista dopo un diverbio per motivi di viabilità.
Un motociclo identico per modello e colore risultava infatti in uso anche all’indagato, che è stato così rintracciato presso la sua abitazione e sottoposto a “stub”.
La successiva acquisizione delle immagini registrate da impianti di videosorveglianza installati su esercizi commerciali presenti sul luogo dei fatti ha permesso definitivamente di ricostruire l’esatta dinamica della sparatoria.
Si è accertato quindi che il giovane – in attesa di appuntamento con il suo aggressore –, è stato raggiunto in via Cesare Battisti, all’altezza della intersezione con via Otranto, da un uomo a bordo di una Honda Transalp (caratterizzata dal malfunzionamento della luce posteriore) travisato da un casco integrale.
Al momento della fuga, – come documentato dalle immagini – si è visto il motociclista collocare qualcosa (verosimilmente l’arma) all’altezza della cintura, mentre la vittima, claudicante, con una copiosa perdita di sangue dagli arti inferiori, si è riparata all’interno di un centro scommesse lì vicino.
L’insieme complessivo dei gravi indizi raccolti – cui è andato ad aggiungersi l’esito positivo della ricerca di residui da sparo operata la stessa sera sulla mano destra del presunto aggressore – ha consentito di provare la piena responsabilità del 33enne indagato, che con chiaro intento di ferire a morte il giovane, aveva esploso al suo indirizzo un colpo di pistola ferendolo gravemente alle gambe e colpendolo di fatto in una zona vicina all’arteria femorale.
Solo la rapidità con cui la stessa vittima si è fatta accompagnare presso il pronto soccorso ha infatti evitato conseguenze ben più gravi.
Data la pericolosità sociale dell’indagato e la sua caratura criminale (lo stesso annovera numerosi precedenti penali e giudiziari, avendo già riportato otto condanne per delitti vari) è stata disposta nei suoi confronti la più rigida misura della custodia cautelare in carcere.
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