Tonino Filomena “Memorie di un Topo di Fogna”
Maria Grazia Destratis “Copròfagi e Coriandoli”
E’ sempre un privilegio presentare il lavoro artistico di un grande scrittore come Tonino Filomena e di una giovane e talentuosa poetessa come Maria Grazia Destratis. Li unisce una profonda amicizia, e questo valore aggiunto della loro arte li ha portati a produrre due opere in apparenza diametralmente opposte, ma che entrambe parlano di introspezione. Per la poetessa è un’Introspezione individuale, laddove lo scrittore propone una originale introspezione comunitaria, di gruppo diremmo. L’una domanda ed indaga, col parametro percettivo, quell’aura di crisi identitaria che emerge in una società avanzata che ha tuttavia perso i valori, l’altro risponde e sonda con il parametro storico quel lasso di tempo che ha visto i valori andarsi a perdere.
Gli anni ’80 del vecchio secolo e gli anni 20 del nuovo, in sostanza: due secoli a confronto, due personalità diverse, una passione comune per le parole ed una identità sola, per quell’afflato forte che si chiama amicizia ma che, in letteratura, tramuta in crescita, solidità culturale, comprensione solidale e profonda.
Sono come due personaggi di Walt Disney: Lei giocoliera: ogni volta che volteggia un parola, dalle sue mani si rimette in moto una raffica di altre parole che, nella velocità, disegnano geometrie dialettiche; lui mago: dalle sue parole, storie, dal suo cilindro, documenti, prove, evidenze, perché ti racconta la storia con la magia delle parole ma nessuna cade nel vuoto, essendo figlia di quanto cognitivamente è stato raccolto nel tempo e di carte archiviate dove il timbro conta.
Io l’ho visto lo storiografo tra le sue carte: occhiali su, occhiali giù, poi gli dici qualcosa e lui pesa i tuoi pensieri con lo sguardo, sorride, chiude gli occhi, ti spruzza mezzo chilo di fumo addosso perché non sa che sei allergico e, tra le foto appese e quelle archiviate, col gatto che cammina sospeso tra fogli e mollette, tra parole dette e concetti espressi, non c’è racconto che non sia provato: leggendo, si apprezzano le tante verità interessanti che vengono narrate.
E della storia locale lui ha come un prezioso cofanetto in cui è riposta ogni carta ed ogni pensiero, ma da bravo storiografo, lui sa collegare gli eventi, sa tracciare il percorso della storia, di quella locale con dovizia, inserita in quella nazionale come ambientazione. Un film fatto di fotogrammi preziosi, lui, che ha nel curriculum tante medaglie e prende il caffè al bar senza supponenza, con la grandezza racchiusa dietro le sue lenti spesse, con la sua conoscenza infilata tra le pieghe della sua anima modesta, umile, ma sempre indubbiamente grande. Con la sua ironia che tanto piace a chi lo ha disegnato sui fumetti ed ai suoi lettori che, con questo libro, troveranno anche divertimento, ironia e memorie del tempo che fu.
Come storiografo, Tonino Filomena non scorda nulla ed è tosto, temibile, non perdona ma ha una dote immensa: comprende e fa comprendere. La decisione sbagliata al momento giusto e la storia si riavvita. Una decisione sbagliata al momento sbagliato e si cambia il perno.
In questo volume c’è lui ed il suo alter ego, la sua immagine riflessa nello specchio: un topo di fogna che, come l’autore, vive in quel di Topuggio . Ci sono anche riferimenti a Topomarino. Non è una favola, non un racconto, ma una ricostruzione degli anni ’80, gli anni degli eccessi, dei fervori delle compagini politiche, degli avvicendamenti e dei tanti cambiamenti.
Ciò che invece accomuna i due libri è l’importanza data all’amicizia, alla famiglia. In “Memorie di un Topo di Fogna” c’è la visione dello sbrindellamento futuro dell’istituzione familiare, ma come monito. E lei, la Destratis poetessa, che sa scrivere in una poesia rinnovata e forte, senza nulla nascondere (e senza nulla urlare) ciò che andrebbe rifatto, ciò che non va, ciò che è stato sbagliato, per trovare una soluzione, non per compiangersi.
Due libri per l’estate da leggere e sicuramente da rileggere con attenzione, per non perdersi tutti quegli accenti che danno colore e che definiscono lo scrittore un saggio scrittore, e la poetessa una preziosa ricamatrice di parole.
Dina Turco |
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