ROMA – Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono stati assolti per l’omicidio di Meredith Kercher. Lo ha deciso la Corte di Cassazione italiana. Il dispositivo della sentenza è stato letto dopo le 22.30 di venerdì.
L’udienza finale – All’udienza finale, iniziata con un po’ di ritardo alle 9.30, sono stati presenti Sollecito e la sua fidanzata Greta, il padre Francesco con la sua compagna e Vanessa, la sorella di Raffaele.
Per circa un’ora e tre quarti ha preso la parola l’avvocato Giulia Bongiorno, che insieme a Luca Maori ha giocato tutte le carte per cancellare o almeno annullare con rinvio la condanna a 25 anni di reclusione inflitta a Sollecito nell’Appello bis davanti alla Corte fiorentina.
“Sollecito non ha mai depistato, anzi ha sempre collaborato alle indagini, durante l’aggressione di Meredith lui era a casa sua a vedere i cartoni animati – ha detto Bongiorno -: Raffaele Sollecito è un puro che si vede coinvolto in vicende spettacolari e gigantesche delle quali non si rende conto, come Forrest Gump”.
“Assolvetelo” – “Assolvetelo”, ha chiesto la Bongiorno. La sua arringa ha contestato le due perizie che, ad avviso dei giudici fiorentini, inchioderebbero Sollecito. Quella sul gancetto del reggiseno di Meredith, e quella sul coltellaccio. Secondo l’avvocato, “è stato fuorviante a anacronistico l’approccio della sentenza dell’Appello bis con queste prove genetiche nelle quali i protocolli internazionali non sono stati rispettati”.
“È stato usato un metodo “sospettocentrico” che ha fatto sì che sul gancetto sia stato cercato solo un DNA, quello di Raffaele, mentre bisognava cercare il DNA di tutte le persone che frequentavano la casa di via della Pergola”. Bongiorno ha poi fatto presente che dopo la prima perquisizione, svoltasi dal 2 al 5 novembre 2007, “l’ambiente della casa non è stato sigillato e successivamente, quando ormai Sollecito era in carcere da 46 giorni, sono stati fatti altri prelievi”.
Infine, la difesa di Sollecito ha chiesto anche che siano considerate ipotesi di minor gravità nel coinvolgimento di Raffaele, tenendo anche presente che “nelle sue dichiarazioni Amanda non lo ha mai collocato sulla scena del delitto e lei stessa gli disse che andava a lavorare al pub di Lumumba quando uscì dalla casa di Raffaele”.
Nella sua requisitoria, invece, il sostituto procuratore della Cassazione Mario Pinelli aveva chiesto, durante l’udienza di mercoledì, di confermare la condanna di Sollecito e quella di Amanda alla quale sono stati inflitti 28 anni di carcere.
L’attesa – La giovane americana attende la sentenza a Seattle, accanto ai genitori. “È molto preoccupata, non dorme, e sta sulle spine in attesa dal verdetto della Cassazione”, ha riferito uno dei suoi difensori, l’avvocato Carlo Dalla Vedova che si tiene in contatto con lei. Raffale Sollecito, invece, ha preferito non tornare in Cassazione per la lettura del verdetto e insieme ai suoi familiari ha lasciato Roma. In Cassazione e fuori dal Palazzaccio ci sono molti cronisti dei media italiani e stranieri, sopratutto americani che aspettano la decisione del collegio presieduto da Gennaro Marasca.
fonte: http://www.tio.ch/
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