Il profumo della “Tria”, le scolaresche festanti in piazza, le tavolate imbandite di ogni leccornia ricordano la tradizione e la vocazione verso San Giuseppe. La piccola cappella accoglie di buon mattino i fedeli che rendono omaggio e pregano il santo, come tanti anni fa in cui la fede faceva dimenticare le vicissitudini della povertà e univa i fedeli attraverso la preghiera, consumando un piatto di tria in compagnia inneggiando a San Giuseppe.
Trascorrono i decenni ma le tradizioni e la religiosità accompagnano e scandiscono le stagioni del piccolo paese di Avetrana in cui sacro e profano si fondono e lasciano alle nuove generazioni la consapevolezza di riti e feste antiche da custodire e preservare gelosamente. La leggenda racconta che attraverso la consumazione della “tria”, pasta fresca fatta in casa senza uova ma con farina, acqua e olio di oliva, si solidarizzava e si aiutavano le persone più povere e tornando a casa non era raro portare con sé più piatti di tria per condividerla con i più bisognosi o con chi per motivi di salute non riusciva ad andare in piazza.
La processione con il Santo portato a spalla attraversa oggi come allora le vie del paese tra i cittadini che si fermano ai bordi della via per un saluto ed un segno della croce, per ritrovarsi poi in piazza e consumare, in segno di devozione, il gustoso piatto celebrando San Giuseppe. (foto Bruno Leo)
Salvatore Cosma