A quindici anni può succedere che la paura vinca sulla spavalderia e sulla voglia di trasgredire; a quindici anni si può decidere di barattare tutta la vita in un momento solo, nel bene e nel male e quell’attimo di terrore per quello che possono pensare e fare di te, si prende tutto quel tempo che hai ancora davanti senza lasciargli scampo.
Nella lucidità di quei pochi secondi, un quindicenne riveste quella paura di tutto il coraggio di cui è capace dall’alto della sua fragile onnipotenza e la nutre con le sue sconfitte, gli sbagli e con tutto quello che ritiene giusto e scontato.
Difficile giudicare come sempre! Da una parte l’inquietudine informe di un’età che vuole prendere il volo ma non riesce a trovare ali e confonde i percorsi , dall’altra l’impotenza dell’amore di un padre e di una madre costretti a cercare fuori dalle loro braccia dalle loro parole rimedio a qualcosa che non riescono più a gestire. Molti i giudizi, le domande, le accuse… tutto lascia il tempo che trova… e possono perfino sembrare irriverenti quelle parole pronunciate con accorato e rassegnato distacco da quel pulpito su cui molti vorrebbero salire ed ergersi a giudici!
Non è facile essere genitori allo stesso modo di come non lo è essere figli! A quindici anni ci si sente “informi” e si ha bisogno di qualcosa o qualcuno che renda visibile ma soprattutto restituisca forma e contorni a quel caos informe e indefinito che sta crescendo dentro. C’è un momento in cui l’amore si mescola al disagio, al silenzio, all’impossibilità di trovare parole e gesti che possano restituire ruoli e certezze. E questo vale per gli uni e per gli altri! Essere genitori, educare, far arrivare le parte buona e meno scomoda di quello che si vuole insegnare, è il mestiere più difficile del mondo… l’unico che non perdona mai, come quei figli che vorremmo abbracciare per sempre!
Anna Marsella
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