Proprio in pieno clima pasquale la Chiesa vive una delle sue crisi epocali. Papà Benedetto XVI apre una “vertenza” con ciò che dovrebbe essere il mondo cattolico. Dalle sue parole di nota la distanza che separa i due papi.
Una pertubazione ecclesiastica si muove nella Chiesa di Bergoglio. La “brigata” o la “lobby” di Papa Bergoglio è alle strette. Bisogna dare il necessario spazio al tempo e alla considerazione dei fatti.
Che è una Chiesa allo sbando quella del relativista Bergoglio lo dico da anni, tanto da essere stato censurato e inquisito dalla sua inquisizione, questo fatto è cosa nota. Cacciato dalla Chiesa bergogliana. I miei scritti censurati e censurato anche un confronto con i potentati di questa Chiesa. Ma a dire il vero sono abbastanza onorato che ciò sia successo, perché non ho nulla a che fare con i para illuministi, gli abortisti e i provocatori delle immigrazioni.
Ora è Benedetto XVI che alza le parole e punta l’obiettivo del suo linguaggio in una riflessione attenta, precisa, tradizionalista sul ruolo che dovrebbe avere la chiesa e i cattolici veri e non quelli della apparenza monologante. Non batte il pugno sul tavolo. Più grave.
Con la sua formazione filosofica e teologica ci pone davanti a delle questioni serie. Dove va il mondo cattolico in queste macerie di “sacramenti”? Le rovine della “fede” si ascoltano tra i diversi agorà. La tradizione come valore sottomessa alla leggerezza del pensiero vacante. Benedetto XVI ha richiamato alla cristianità e non ci sono state risposte da parte dei bergogliani.
Si ha timore a dare una risposta. Soprattutto quando l’attenzione è rivolta alle nicchie, che tali non solo, dei pedofili e degli omosessuali che abitano il papato di Bergoglio. Ma il discorso è ancora più profondo. È il relativismo di questo papato che ha permesso ciò. È il relativismo di Bergoglio che di contrappone ad una politica sulla immigrazione. È il relativismo delle Chiese di Bergoglio che non riescono a dare una risposta robusta ad una teologia della cristianità degli immigranti o migranti.
Nell’aria ci sono sempre gli echi di Ratisbona. Quando Benedetto XVI pose le basi di una teologia forte del cristianesimo attraversando antropologia e filosofia. Il problema, comunque, è gravissimo. I cattolici si bendano gli occhi non sapendo che lo sguardo va oltre. Certo. Io sto con Benedetto XVI. Non posso accettare una Chiesa leggera e feconda di superfiacialismo. Le parole del grande papa Benedetto sono sfide e razzi lanciati nel gregge dei cattolici e non cattolici. Chi avrà il coraggio di raccoglierle?
Pierfranco Bruni