Una volta, mentre subivamo a occhi spenti la lungodegenza di un pranzo nuziale, tra giri di ballo e di pesci, vagheggiandola controra nel letto, crebbe come una liberazione euforica il pensiero del cognato della sposa: meglio i funerali dei matrimoni, proruppe. Tutti risalimmo dal torpore come scossi e lo guardammo come un mostro o un messia. Sì, meglio, spiegò, sentendosi investito dall’onere della prova.
I funerali durano un’ora, non costano niente a chi ci va, e costano meno anche ai famigliari del defunto, che poi ci guadagnano sempre qualcosa dal morto e dal suo testamento; non ci sono regali da fare, non devi farti l’abito buono, vai a spasso dietro il feretro per una mezz’ora e scegli tu con chi passeggiare, non devi sopportare fotografi, consuoceri e bomboniere, non devi essere per forza socievole o spiritoso, e soprattutto sai che sono definitivi, non c’è il rischio di ripeterli. Qui invece i matrimoni s’incrinano già dopo la festa, sono revocabili e perfino replicabili, sai di partecipare a un rito abbreviato, con finale noir o comunque a schifìo; e c’è il rischio che gli sposi siano poi recidivi, perché la gente si fa così del male che si risposa. Il bello dei funerali è che sono per single, non ci sono le menate di coppia. Niente brindisi e balli,pose da cinema e obbligate euforie.
Vuoi mettere come è comodo e dietetico un funerale, non si mangia e si fa jogging, si tace o appena si mormora, nonci sono testimoni con le loro firme, paggetti e damine, né lanci di riso e confetti. Niente viaggi di nozze, tutto finisce lì. E poi, se sei partito perle vacanze, non ti possono precettare per il funerale, non possono dirti: ti avevo avvisato. Il bello dei funerali rispetto ai matrimoni è che sono a sorpresa. Il giorno prima magariil morituro sta bene o non dava segni di andarsene così in fretta… E tu non devi ipotecare agosto, perché non arriva la cartolina precetto in forma dipartecipazione.
Magari anche i matrimoni fossero a sorpresa, da un giorno all’altro, improvvisati come i funerali.Chi c’è c’è. E così ti risparmi i cugini venuti da lontano, assai controvoglia, il sollazzo coi cumpari e cumparielli…
E quel caldo bestiale che incafonisce la gente, umida, con la cravatta allargata o il sudore sotto le ascelle. Ma che schifo la gente dopo sei ore di matrimonio. E poi si sta troppo sotto la canicola tra auto, chiesa, attese fuori, aperitivi all’aperto, solagnate… Si soffre più a un matrimonio che a un funerale, anche se ambedue profanano la controra. Lacrime di sudore, magari, ma pur sempre si getta il veleno, come dicono da noi. E poi, verso chi ha scelto di sposarsi e di invitarti tu nutri un sentimento sottile di odio perché ti costringe a star lì e pagare; il morto no, non l’ha voluto lui, non ti chiede soldi. Chi muore è innocente, chi si sposa è colpevole. Così concluse tra gli applausi il cognato e finì con un brindisi nuziale al morto. Da lontano la sposa, ignara e demente, rideva giuliva.
Marcello Veneziani – Tratto da Ritorno al sud
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!