MANDURIA – «Il 118 non funziona perché è gestito male». Lo afferma il medico del pronto soccorso di Manduria, nonché consigliere comunale del Pdl, Nicola Dimonopoli, che lancia pesanti accuse nei confronti di chi, da Taranto, dirige il sistema di emergenza urgenza in questo versante della provincia. «Pochi medici mal distribuiti e male utilizzati e soprattutto mancanza di coordinamento tra territorio e ospedale». E’ questo il problema che attanaglia il sistema, secondo Dimonopoli, che pone dei fortissimi dubbi su come vengono trattate le emergenze soprattutto traumatiche. «Quello che è accaduto dieci giorni fa nell’incidente stradale costato la vita a duna ventenne manduriana è l’emblema di quanto male gestito sia il servizio», dice il medico che esprime così la sua idea. «Mentre la giovane era a terra in gravissime condizioni, l’ambulanza con il medico a bordo è stata fatta partire da Torricella perché quella di Manduria era su un altro intervento a Sava. Quando il medico è arrivato con l’ambulanza sul luogo dell’incidente – racconta sempre Dimonopoli –, erano passati molti minuti e come se non bastasse il collega non aveva l’infermiere a bordo per cui ha potuto solo caricare la moribonda e trasportarla di corsa all’ospedale di Manduria.
Pur nella consapevolezza che per le gravi ferite riportate nessuno avrebbe potuto salvare la giovane vittima, tanto valeva – suggerisce Dimonopoli – farla trasportare dall’ambulanza dei soccorritori del presidio estivo di San Pietro che era arrivata poco minuti dopo l’impatto e i cui volontari hanno atteso, inermi, che giungesse l’altro mezzo medicalizzato partito da Torricella. In questo modo – insiste il medico di pronto soccorso – la paziente sarebbe arrivata con ampio anticipo alla nostra osservazione». Altro appunto che rivolge il medico al 118, è un presunto «eccessivo ricorso alle cure ospedaliere anche per cose che sono di competenza della guardia medica o del collega stesso del 118 che dovrebbero discernere con più oculatezza – conclude – le destinazioni finali dei loro pazienti senza intasare i pronto soccorso e, in definitiva, i già pochi posti letto degli ospedali».
Fernando Filomena
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