“Kekko, passa la palla” è questo il titolo del libro su Francesco Moriero scritto da Luca Carmignani e Luca Tronchetti che verrà presentato lunedì primo luglio al Swami a Campomarino di Maruggio.
L’incontro, organizzato dall’Inter Club “Alex Vinci” di Maruggio vedrà la partecipazione dello stesso protagonista del libro Francesco Moriero e del giornalista Antonio Bartolomucci . Il libro racconta la storia di Moriero, un ragazzo di Lecce che con sacrificio ed impegno ha realizzato i propri sogni e una carriera straordinaria. Al termine della presentazione seguirà la cena con l’autore e sarà possibile farsi firmare una copia del libro, una foto e scambiare due chiacchiere con l’indimenticato campione nerazzurro.
L’ingresso è libero ma esclusivamente su prenotazione, fino ad esaurimento posti. Anche cena e libro vanno prenotati.
Note biografiche
Francesco Kekko Moriero, nasce a Lecce nel quartiere 167, il 31 marzo 1969. Il primo anno da titolare nel Lecce, Moriero, percorre i 10 km che lo separano dallo stadio, con l’unico mezzo che aveva a disposizione: le sue gambe. Provate a paragonare questa situazione con quella di moltissimi giovani calciatori attuali: la differenza è abissale eppure parliamo del 1987, non della preistoria. Ma la differenza se pensate che sia a suo sfavore, vi sbagliate. Le difficoltà fortificano, se prese nel giusto modo, se si è guidati dalle persone giuste, se si ha la fortuna di incontrare sulla propria strada chi ti sa capire, comprendere ed educare.
Kekko è cresciuto nel quartiere 167, dando i primi calci ad un pallone nei campetti sterrati, come quello chiamato “la Staffa”, proprio davanti a casa sua. E’ su questi campi sterrati che è sbocciato il talento purissimo di Moriero. Lì, fra la polvere, effettuava le sue prime rovesciate, autentico marchio di fabbrica. Anche con il vestito della prima comunione.
Per questo, quando si è trovato sui campi difficili, come quello dello Spartak Mosca nella famosa partita della semifinale di Coppa Uefa del 14 aprile 1998, Kekko non ha fatto una piega, mostrando giocate di classe cristallina su un terreno che assomigliava più ad un campo di patate che ad un campo di calcio. Per questo, le sue rovesciate hanno incantato il mondo intero ed ancora oggi, sono lì da vedere e da gustare.
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