Cassius Clay ha attraversato gli anni della mia infanzia; anni vissuti specchiandosi nel riflesso della vita dei grandi che si spiano e osservano quali attori principali di un mondo cui ci si comincia ad affacciare con distratta curiosità.
Il ricordo di questo Campione oggi l’ho associato a quello di me bambina che aspettava quelle notti di boxe per prendere il posto di mio padre nel lettone accanto alla mamma che come me (anzi io come lei) non condivideva quei gusti sportivi di mio padre.
Per lei e anche per me era inconcepibile appassionarsi ad uno spettacolo dove se le dovevano dare di santa ragione e il vincitore era proprio chi faceva soccombere l’altro. Anche se ormai stanco, mio padre rimaneva sveglio fino alla fine e il giorno dopo, nonostante non ne capissi nulla di quello sport, m’incuriosiva il risultato di quei match e mi faceva piacere sapere che era stato lui ancora una volta il campione. Era l’unica soddisfazione che concedevamo noi donne di casa a mio padre che non poteva condividere e scambiare commenti e considerazioni sull’argomento in quanto isolato in questo suo interesse per uno sport da noi sempre ritenuto violento e inutile; concetto poi modificato da grande, aiutata da tutto quello che è diventato oggi lo sport tra scandali ed episodi al limite del teppismo e della delinquenza vera!
Ritornando al Campione che oggi ci ha lasciato e riavvolgendo il nastro in bianco e nero della memoria di quegli anni, quello che mi colpisce è proprio quel contrasto tra la sua prepotenza e forza fisica e la leggerezza delle sue idee che ha portato avanti con grande coerenza e grande umanità. L’ultima immagine di lui che mi ritorna in mente è un’ immagine tenera di un uomo incerto e tremante ma determinato e ancora più forte in quella fragilità dignitosa e composta, rivelata davanti al mondo intero mentre si appresta ad accendere la fiaccola delle olimpiadi del 1996. Molti grandi di un passato ancora molto recente stanno lasciando la scena e mi chiedo se i ragazzi di oggi, così distratti da questo vortice di idee confuse e senza fondamento cui li stiamo abituando, sentiranno il bisogno fra qualche anno di guardare indietro a rileggere le storie di uomini che hanno lasciato il segno per il coraggio di andare contro corrente, di perseguire i propri ideali a costo anche di dover rinunciare a un titolo come avvenne per il grande Muhammad Alì.
Anna Marsella
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