È morto Fidel Castro. Il mio avversario di vita nella visione politico – filosofica ma anche il personaggio storico più ammirato dopo Benito Mussolini.
Per Cuba finisce un’epoca ma non la storia. Per Cuba e per le civiltà ispano americane del Sud America. I grandi uomini sono tali soltanto se riescono a confrontarsi con i grandi avversari storici non parlandone male. Una frase che mi ha sottolineato Virgilio, mio figlio, sorprendendomi.
Già, perché ha colto molta perplessità nel mio pensare alla morte di Fidel. Di Fidel Castro. Ero indeciso. Ma Fidel è Fidel!
Un personaggio che non solo è dentro la storia o ha fatto la storia.
È un personaggio che ha realizzato dei valori non temendo mai l’invasione dei disvalori.
Ha creduto di poter realizzare non un modello di Paese ma una civiltà. Lo ha fatto con la consapevolezza di far esplodere un Occidente troppo ancorato e servo di una cultura effimera come l’americanismo.
Attenzione. Fidel non era contro l’occidente perché è vissuto in una tradizione caraibica che molto si è ancorata al mondo ispanoamericano. Ma l’estremismo americano in Sud America ha condizionato gran parte di una tradizione che ha segnato il dopo Batista.
Il comunismo di Fidel non ha nulla di proselitismo o di realismo storico marxista.
Fidel è oltre il marxismo e oltre il cattocomunismo internazionale. E resta oltre il comunismo del dopo Stalin.
Nel corso di questi decenni le analisi e le interpretazioni su Cuba e il regime di Castro sono state interminabili, ma ci sono stati sempre dei nodi non snodati, ancora oggi con i vari Governi, che intensificato le ambiguità della politica statunitense.
Se si pensa che tutte le verità sulla notte indecifrata di ciò che è accaduto nella Baia dei Porci sono da riscoprire ci si rende conto come la tensione tra l’asse Cuba Caraibi e America del Nord non ha avuto interessi ideologici.
L’ideologia è sempre una maschera in questi contesti. Il comunismo cubano è la “civiltà” di Fidel Castro. Così come un certo fascismo è e resta soltanto il fascismo di Mussolini e non il resto. Cuba è stata attraversata da un comunismo e lo è ancora castrista. Ma non si tratta di una contrapposizione storica. Piuttosto di una volontà di Potenza non confutabile con le ambiguità occidentali americane.
La questione della Baia dei Porci ha cambiato il volto e il tono della politica americana nei confronti del mondo intero. Quella eco – assurdità ha posto delle condizioni a un rapporto tra ideologia e identità.
Kennedy è il primo presidente sconfitto dal castrismo. Ma è la prima sconfitta vera inflitta agli Stati Uniti d’America dopo lo strazio atroce imperdonabile per eliminare da parte americana il Giappone con Nagasaki e Hiroshima. Non vi sono mai riusciti perché il Giappone non è solo una Nazione ma una identità e una civiltà.
Anche Cuba con Castro è stata ed è castrismo (dico castrismo non marxismo) ma ha una forza ulteriore. È identità e civiltà oltre la questione antica dei missili e oltre il rapporto conflittuale con i russi.
Che Guevara è soltanto una icona di cui nulla resterà se non il simbolo, un emblema di giovinezze bruciate.
Castro è identità talmente forte da contrapporsi autonomamente a qualsiasi forma religiosa.
La visita di Papa Francesco ha testimoniato un fattore importante che sembra sfuggire ma è vero. Il confronto lo teme chi è debole e si sente forte. Non è mai temuto da chi è forte realmente. Aver ricevuto la visita di un capo di Stato come quello del Vaticano ha rafforzato Cuba rendendola una Nazione aperta ed ha rimpicciolito il Vaticano rendendolo soggiogato da un castrismo mai diventato comunismo.
Io che vivo costantemente con le note di “The lost city” e quindi è chiara la mia posizione sono convinto che Castro ha rappresentato, nonostante tutto, un baluardo per la difesa dei valori certi. Quelli pesanti e profondi pur nella non condivisione, ma con l’imposizione di contrapporsi ad essi con valori della stessa pesantezza a cominciare dalla visione relativista della vita imposta dai Mondi americani occidentali e cattolici trasversali.
Castro difensore di valori. L’incomprensione dei primi anni Sessanta dopo la fuga di Batista ha creato una confusione con tutta la geopolitica ispano americana caraibica. Ma Castro si è imposto non solo per l’ancoraggio russo quanto per la debolezza e la leggerezza del pensiero americano.
Io più volte sono stato a Cuba e a Santo Domingo e ho bene afferrato la diversità tra il vivere a Boston o il vivere a l’Avana. Ma ci sono principi di fondo che separano le due culture e anche in termini antropologici e linguistici ci sono diversità pesanti.
Un conto è la tradizione nella difesa della costruzione di un principio di vita un altro conto è l’indifferenza verso i principi della vita. Cuba è nazione Ispano Americana dove l’angloamericanesimo non è approdato a cominciare dalla identità linguistica. L’inglese è molto distante dallo spagnolo.
Ora Cuba è libera da Fidel. Non dal castrismo. Ora si valutano i principi e le reali cittadinanze del popolo cubano e mi auguro che non ci siano infiltrazioni americane.
Onore all’avversario coerente! Ormai si abitano i conformismi. Castro è stato un avversario nella mia formazione ma anche un personaggio che ha saputo contrapporsi alla leggerezza di un’epoca forte e debole.
Pierfranco Bruni