Il primo documento nel cabreo del 1678-79.
Il documento più antico in cui è fatta menzione di Montoto è un “cabreo” del 1678-79, cioè l’invetario di tutti i beni posseduti, dentro e fuori l’abitato, della Commenda Maruggese dei Cavalieri di Malta. Vi si dice testualmente: “Item Habet ipsa Curia li Curti, nominati di Mont’alto in lo territorio di Maruggio, iuxta suos fines”.
Il catasto murattiano del 1810.
Ulteriori informazioni sulla villa sono state reperite nell’archivio personale dell’Avvocato Nicola Gigli diretto discendente di antichi proprietari e del quale si presenta qui di seguito il frontespizio.
Dal “Notamento generale di tutti i feudi… appartenenti al territorio del Feudo di Maruggio” del 1810, al numero 124 si legge che la proprietà di Montoto (Montalto) apparteneva allora a Costantino Primiceri, possidente di Manduria, vicina cittadina di antica storia.
I moti del 1848.
Durante i disordini del 1848 verificatesi in Terra d’Otranto, anche nel paese di Maruggio si verificarono moti insurrezionali. Testimonianze di rilievo ne sono la nascita nel Giugno di quell’anno di una setta chiamata “La famiglia dei fratelli progressisti”, capeggiata da Ferdinando Galeri; gli atti processuali che riguardano Giovanni Angolano, accusato di mancata sedizione contro un ceto di persone e contro la Guardia Nazionale; nonché quelli relativi a Pasquale Massafra, che venne accusato per aver pronunciato discorsi oltraggianti la Sacra Persona del Re.
Inoltre in quegli anni la villa Montoto di Dionisio Gigli (la cui persona è raffigurata nella statua prospiciente la Cappella) divenne luogo di cospirazione dei liberali manduriani, come viene attestato su una lapide marmorea apposta in cima alla scala principale del piano superiore: “dionisio gigli / qui in questa casa / ai tempi terribili di selvaggio / nel 1848 / chiamava e nascondeva / i liberali della vicina / manduria / all’ira dei tiranni della patria”.
Allorquando si rettificò la strada Maruggio-Manduria, fu cura ed interesse del proprietario di delimitare l’area che gli apparteneva ampliando il giardino in quella direzione e ottenendo, in tal modo, un’altra superficie agibile.Il limite con la strada provinciale fu segnato da un muretto con semplice modanatura, sul quale era collocata una inferriata, non più esistente, e da due colonne di forma quadrata in funzione di ingresso. Subito dopo si incontra la facciata classicheggiante bugnata scandita da lesene che inquadrano una serie di nicchie e da colonne circolari che definiscono l’ingresso principale con relativo cancello in ferro battuto. Sull’architrave, tra le due colonne circolari, con lettere cubitali di ghisa era composta la parola MONTOTO; oggi è solo percepibile il segno dell’ultima “O”. Al di sotto, al centro dell’arco d’ingresso, si vede lo stemma della famiglia Gigli. Il proprietario dell’ottocento doveva dare molta importanza a questo giardino, perché si leggono tutt’oggi su una lastra di marmo le seguenti parole: GIARDINO DEL RITIRO 1873.
Cappella gentilizia.
A nord dell’area del giardino e prospiciente la strada Maruggio-Manduria, si aprono i due lati di un porticato con volte a stella ed archi a sesto acuto e a tutto sesto e con murature a bugnato e lesene. In fondo a quest’ultimo vi è un piedistallo bugnato sul quale era collocata la statua di Dionisio Gigli, forse trafugata. Subito dopo il porticato vi è la cappella gentilizia della stessa famiglia in stile neoclassico. Sulla trabeazione si leggeva un tempo, con lettere a carattere cubitale in ghisa: DIO AFFANNA E CONSOLA. DIO TUTTO PUO’. Il pronao è limitato da due pilastri bugnati laterali e da due colonne che sostengono un timpano triangolare. Nella cappella si accede da una porta decorata da una cornice modanata e variata da altri elementi decorativi al centro dei quali vi è una croce. La suddetta cappella, fu consacrata nel 1870. La cappella, così come si vede oggi, non è quella originaria. Questo perchè alcuni elementi architettonici esterni rivelano che era diversa in origine, cioè fu aggiunto in un secondo tempo l’attuale pronao in accordo con i due lati del porticato e con un passaggio che portava dal giardino alla cappella e viceversa.L’interno è piuttosto semplice, tranne la volta che è a cielo di carrozza lunettata con archi a sesto acuto poggianti su piccole basi modanate. Davanti al gradino dell’altare, nel pavimento, vi è una botola a grata per la quale si traguarda nella sottostante cripta dalla volta a botte, comunicante con l’agrumeto del giardino.
Alcune epigrafi funerarie collocate sul muro sinistro della cappella, accanto all’altare, indicano che la cripta fu realmente usata come luogo di sepoltura; attualmente però non vi sono tracce di loculi o d’altro. Per finire, sulla cappella, rivolto in direzione nord si trova il piccolo campanile, formato da due colonne con capitelli che terminava con un piccolo timpano.[..]
[Brano tratto dalla tesi di laurea di G.L. Bruno, Maruggio. Villa Montoto: restauro e riuso.]
Photo credits: Pietro Sacchini Photography
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