Ciao io sono l’Epifania che tutte le feste porta via e, vi dico una cosa, non sono una strega cattiva, è che mi disegnano così! Il 6 Gennaio è la mia festa e il mio nome deriva dal greco antico Bifania, che significa letteralmente manifestazione, apparizione divina del bambino Gesù all’umanità rappresentata dalla visita dei Re Magi, i miei amici fuori sede portatori di incenso, oro e mirra che manco gli sceicchi d’Arabia…
Ma forse non tutti sanno che anche il mio personaggio ha origini pagane strettamente legate ai cicli vitali di Madre Natura da cui tutti deriviamo e dipendiamo, volenti o nolenti. La mia festa deriva infatti dai festini e riti propiziatori della fertilità dei campi che si facevano ad inizio anno già nell’antica Roma del X-VI sec a.C. – loro sì che sapevano divertirsi – e che erano legati al culto di Diana, la sorella di Apollo, dea della caccia e dell’abbondanza, dei cicli lunari e della natura selvaggia.
Se il 25 dicembre sarebbe stato scelto come giorno del Natale cristiano, pare dalla festa pagana del Sol Invictus, quando il sole vince sul giorno più lungo dell’anno, nel solstizio d’inverno, la credenza vuole che il 6 gennaio, cioè 12 notti dopo la celebrazione del Sol Invictus, si celebrasse invece la morte e la rinascita della Natura, cioè l’Epifania della Natura e si narra che delle ninfe volassero leggiadre al di sopra dei campi benedicendo il raccolto, ninfe benefattrici che vennero associate appunto alla dea Diana.
Ecco perché sono raffigurata in volo su una scopa, simbolo di purificazione e di pulizia spirituale sempre collegato ai festini propiziatori di inizio anno, nonché mio mezzo di spostamento per evitare il traffico cittadino. Ed ecco perché sia io che Diana veniamo rappresentate con la luna sullo sfondo. E voglio dirvi un’altra cosa, non è vero che sono brutta e vecchia, ma fu la Chiesa Cattolica dell’Alto medioevo a trasformarmi in una strega, tutto per condannare e cancellare il ricordo di questi festini pagani che facevano tanto scandalo, il tutto a danno del mio povero aspetto estetico esteriore.
La calza, che porto in dono facendo la felicità dei bambini, in realtà è stato un modo come un altro per addolcire la mia figura di strega e sarebbe legata alla leggenda secondo cui i Re Magi, Melchiorre, Baldassare e Gaspare, in difficoltà perché non riuscivano a trovare il posto dove si trovava Gesù, chiesero informazioni ad una vecchia signora, cioè a me, che però non volli aiutarli che quel giorno mi ero alzata col piede sbagliato e li liquidai dicendo loro che avevo già dato e che erano già passati, ma poi mi sono subito pentita tanto che ho pensato di fare dei dolcetti da portare al bambino e ho iniziato ad andare in giro, alla ricerca dei Magi e, non trovandoli, ho iniziato a fermarmi ad ogni casa donando dolcetti a tutti i bambini che incontravo e ogni anno si ripete sempre la stessa storia.
E la famosa cometa che tutti abbiamo disegnato da piccoli sopra la capanna o grotta del presepe grazie alla quale i Re Magi giunsero a destinazione, non è mica la cometa di Halley, come ci ha fatto credere quel mattacchione di Giotto che l’aveva vista tra il 1301 e il 1302, introducendo questo mito nell’ “Adorazione dei Magi” dello splendido ciclo di affreschi all’interno della Cappella degli Scrovegni di Padova, e dipingendola al posto della stella di Betlemme.
E il tanto temuto carbone con cui ci minacciavano da piccoli di ricevere nelle calze come punizione per essere stati cattivi, in realtà fa riferimento alla tradizione dei roghi della befana con i quali, oggi, si brucia l’anno vecchio e si da il benvenuto al nuovo, ma che, prima, era collegato al ciclo delle stagioni che comandano anche il tempo di vita delle persone visto che dalla natura e dal raccolto dei prodotti della terra siamo tutti direttamente dipendenti. Allora tanto carbone per tutti!
Quindi è vero che io tutte le feste porto via, ma tranquilli, che dal giorno dopo, inizia subito il Carnevale dove ogni scherzo vale!
Jenne Marasco