MARUGGIO – In merito all’articolo apparso su queste pagine il 29 gennaio u.s. dal titolo “Strada di epoca romana abbandonata all’incuria”, l’Amministrazione Comunale di Maruggio ha fatto sapere che “già con nota del 29.09.2009 segnalava alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia l’esistenza di tracce di strutture archeologiche”, confermando “la volontà di recuperare detta area nei limiti possibili, in considerazione anche che gran parte dei reperti si troverebbero su terreni di proprietà privata”.
Dopo quasi 7 mesi (diconsi sette), la Soprintendenza, in data 14.04.2010, “nel condividere le giustificate preoccupazioni manifestate dal Comune”, “prendeva atto” della segnalazione e comunicava che “il problema va affrontato con un intervento organico ed articolato per fasi”. La Soprintendenza – dunque – per quanto di sua competenza, diceva e non diceva…
L’amministrazione comunale ha intanto incaricato la cooperativa AKRA IAPYGIA di Lecce perché provveda alla “redazione di un dettagliato rilievo fotografico e topografico dell’esistente da inviare alla predetta Soprintendenza ai fini del riconoscimento dell’interesse culturale”. Proprietari permettendo!?
Una sola curiosità: è dal 1995 che, in seguito ad una richiesta di installazione di un chiosco-bar in località Torre Ovo (ex tonnara), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia di Taranto è a conoscenza di “tracce di un insediamento costiero, dotato di uno stabilimento per la lavorazione del pesce, databile tra la metà del I sec. a.C. ed il I sec. d.C.” sull’area archeologica in questione. Da allora sono trascorsi 16 anni.
Chi deve – intanto – “proteggere” la “Strada di epoca romana”? Il Comune, la Soprintendenza o i privati proprietari del terreno su cui giace?
Fernando Filomena
Per scriverci e segnalarci un evento contattaci!