lunedì 25 Novembre, 2024 - 0:41:04

Chi era veramente Matilde Serao? La donna che squarciò il “ventre di Napoli”!

Chi fu veramente Matilde Serao? La greca morta a Napoli? L’ideatrice del primo giornale definito “quotidiano”? quel “Corriere di Roma”, ideato, fondato e diretto? La scrittrice che sapeva raccontare Napoli? La fondatrice di uno dei salotti letterari più importanti in una città culturalmente importante? La donna che con Eduardo Scarfoglio seppe dar vita al “Mattino”? Sì!

Tutto questo, ma anche altro. Forse proprio i dettagli fanno della sua vita una vita vissuta fino in fondo. La donna che intrecciò amore tragedia. Certo. La donna che seppe accettare il disamore. Sicuramente. La confidente di D’Annunzio? Verissimo.

C’è una storia semi nascosta che rivela la donna e la sua grandezza. Una storia che si racconta tra la vita, la letteratura e la fantasia. Il 29 agosto del 1894 Gabrielle Bessard, una ballerina parigina, nella Napoli sciantosa e mediterranea, si sparò appena la cameriera di casa Scarfoglio – Serao aprì la porta (Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao si erano sposati per amore: una precisione che va fatta). Consegnò alla cameriera la figlioletta (alcune cronache del tempo dicono che Gabrielle bussò alla porta e lascio sul davanzale la piccola bimba) e un biglietto con poche parole indirizzato ad Eduardo. Ecco la donna che seppe raccontare tra giornalismo e letteratura nel mezzo della vita.

Nel biglietto si legge: “Perdonami se vengo ad uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre”. Morire per amore e per disperazione.

Eduardo e Gabrielle erano amanti. Un amore passione che coinvolse, nei primi anni, fortemente la vita di Eduardo Scarfoglio. Il giornalista,il poeta, lo scrittore che insieme a Matilde rivoluzionò il modo di fare giornalismo inventandolo e riformulandolo attraverso un linguaggio letterario che va oltre la prosa ottocentesca.

Sposato a Matilde Serao, Eduardo era ben conosciuto come uno “sciupafemmine” ma questo potrebbe essere un altro discorso. Amico di D’Annunzio e proprio con lo scrittore del “Trionfo della morte” e del “Fuoco” compie dei viaggi verso l’Oriente. D’Annunzio nell’estetica e nel piacere e Scarfoglio nelle passioni tra ballerine, puttane e grandi personaggi.

Le avventure amorose di Eduardo Scarfoglio sono storia e cronache nella Napoli e nella Capitale, Roma, dei teatri, delle ballerine e delle passioni. Sua moglie, la Serao, la donna della modernità del linguaggio giornalistico e della scrittura sobria, sublime e sognante nella cronaca, era a conoscenza delle “mandrillate” del suo Eduardo.

Gabrielle era una cantante venuta da Parigi per intraprendere la vita danzante e del canto. Si incontrano nel 1892. Matilde Serao, dopo un litigio furioso con Eduardo, lascia la città e si rifugia per un periodo di riposo in Val d’Aosta. Fu proprio l’assenza di Matilde che Eduardo conosce l’avvenente Gabrielle. Inizia così da un incontro una storia d’amore abbastanza profonda e non vagante o fuggevole.

Vivevano, in quel tempo a Roma. Nella Roma degli intrecci ponentini e dei quartieri notturni. Una storia che va avanti per alcuni anni. Tanto che due anni dopo Gabrielle resta incinta. Ma Eduardo non accetta la proposta impetuosa di Gabrielle che è quella di lasciare Matilde e di andare a vivere insieme. Eduardo era innamorato di Gabrielle? Certamente quella ballerina era entrata profondamente nella sua vita ma non da permettergli di abbandonare, in quel momento storico, la Serao.

Della Serao, Eduardo era innamorato: ne aveva apprezzato le doti ma anche la fisicità e l’amorevolezza pur in un rapporto irruente anche sul piano lavorativo. La sposa per amore. Lo confessa chiaramente ad alcuni amici. Intanto c’è di mezzo, con Gabrielle, una figlia, la quale non viene rifiutata da Matilde. Anzi la accoglie nella propria casa senza alcun indugio e l’accetta come una sua figlia. Certo, i rapporti con Eduardo peggiorano ma continuano. Perdona, accetta ancora altri tradimenti, comprende ma alla fine si separa da Eduardo senza nascondere ferite e tagli d’anima. La loro unione diventa insopportabile. Eduardo anche dopo la tragedia di Gabrielle non smetterà di amare altre donne.

Gabrielle Bessar

Gabrielle Bessard, dopo alcuni giorni di ricovero, nell’Ospedale degli Incurabili, muore a mezzogiorno del 5 settembre. Il nome della bimba che Matilde adotta era lo stesso della madre della scrittrice, Paolina. La vaghezza, il dolore, l’indifferenza e forse un pizzico di cinismo aggrediscono il cuore di Eduardo.

La morte di Gabrielle però pone degli interrogativi tanto che in una lettera alla sua amica Olga scriverà:

“Cara Olga, la mia povera amica è morta oggi a mezzogiorno. Io non ho alcun rimorso di questa tragedia… ma ne ho un dolore acuto e profondo, un vero dolore fisico dalla parte del cuore, e non posso liberarmi dell’ossessione di quella forma che si è piantata nella mia memoria e non ne vuole uscire. Per tutta la vita io avrò quel dolore e triste figura nel mio spirito… Partì… Quando la rividi a Roma, era irriconoscibile”.

Una malinconia graffiante che assurge ad una agonizzante tristezza.

Ancora nella lettera ad Olga:

“Mi disse che lungi da Napoli essa si sentiva mancare la vita… continuava a dirmi l’impossibilità di viver lontana da me, a richiamarmi supplicando… costretta ora ad andare all’estero, si sentiva morire. Dopo che io fui partito, cominciò subito a richiamarmi, con una specie di angoscia, e perché io tardavo ad andare mi telegrafò: ‘Se non vieni per domani mi uccido’. Allora, la feci venire qui … Quando le giunse l’ordine telegrafico di partire… non le dissi nulla. Allora, con la destra si tirò il colpo…”.

La chiusa della lettera ad Olga è angosciante:

“Vedete che cosa pazza e terribile è questa nostra vita umana, e quale imprudenza è di legare il nostro destino con quello di un’altra persona che non sempre riusciamo a guidare e a frenare? La lezione, vi assicuro è stata più che sufficiente per il vostro povero amico”.

Una lezione – relazione che lo farà vivere con una grande inquietudine e una profonda malinconia portandolo ad errare tra luoghi che non conosceranno porti tranquilli. La sua Napoli non avrà lo stesso immaginario anche se resterà “l’unica città mediorientale che non ha un quartiere europeo”.

La Serao lo abbandona e addirittura si risposa. Eduardo resterà come quel suo “Cristiano errante” (1897) appeso tra i fili del vento. Cristiano errante o eretico tra la letteratura e le passioni. Il suo punto di riferimento, comunque, resterà sempre Matilde Serao.

Morirà a Napoli il 6 ottobre del 1917, era nato nel 1860. Il nostro destino nelle mani di altri destini, dirà Eduardo. Quel suo destino di amante nel destino di morte di Gabrielle in una storia d’amore raccolta nella passione e nella pazzia. Il suo destino nell’incrocio con Matilde. La tragica fine di Gabrielle ha un segno preciso: il senso del sublime si riempie di morte e la morte è l’estremo epilogo dell’estasi. Forse quel “Ti amo sempre” lasciato scritto da Gabrielle non resterà soltanto un messaggio indecifrabile. Una storia che vale una vita? Ancora a porci questa domanda e a documentare la cronaca del quotidiano? No, una giornalista che seppe diventare una grande scrittrice.

Ma chi era Matilde Sera? La greca nata a Patrasso, o la napoletana nata in Grecia a Patrasso il 14 marzo 1856 e morta a Napoli, il 25 luglio 1927, che seppe capire il tempo della sua epoca e seppe vivere con la ribellione della pazienza inventando sempre il quotidiano alle prime luci del “mattino”.

Disse di sé: “Troppo ho sofferto nell’onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all’Europa, all’Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione!“

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