“Il problema non è l’intreccio e lo scontro tra Oriente ed Occidente. Si tratta di una questione prettamente Mediterranea, e Asiatica”
Oggi a NAPOLI importante Convegno di Studi sul tema del legame e delle diversità tra Oriente ed Occidente a confronto tra Culture, Stato e Chiesa che vedrà impegnati studiosi, docenti universitari dell’Università degli Studi “L’Orientale” e giornalisti, parlamentari. Abbiamo chiesto a Pierfranco Bruni, esperto di Mediterraneo e responsabile progetto Etnie del Mibact, nonché relatore del Convegno di Napoli, di rispondere ad alcune nostre domande.
Domanda: Non possiamo partire che da una domanda di prassi. Circolano voci in alcuni ambienti culturali che Lei abbia ricevuto alcune minacce per i suoi saggi contro l’Islam. È vero?
Risposta: “Non mi risulta vero. La mia posizione su l’Islam è antica, ma è anche una posizione di grande riflessione sulla storia del mondo musulmano. Perché dovrei ricevere minacce? Io mi occupo di etnie storiche e di letteratura e Mediterraneo”
Domanda: Passiamo a nostri argomenti. Con lo scontro tra Oriente ed Occidente, con la crisi del Mediterraneo, le difficoltà di gestione in Medio-Oriente e, fino a qualche tempo fa, con il mancato dialogo nei Balcan,i la Chiesa cattolica si è sforzata di aprire un dialogo tra religioni e tra culture Lei come legge tutto questo scenario?
Risposta: “Inevitabilmente ci troviamo in una situazione difficile non solo dal punto di vista geopolico, economico, gestionale dei territori. Ci sono forti elementi culturali e religiosi che impediscono un confronto sul piano del dialogo. La Chiesa ha un compito non soltanto ecumenico, ma ha il compito di aprirsi ad un dialogo a tutto tondo con le realtà geografiche che si trovano in una difficoltà di praticare le proprie fedi. Questo non riguarda soltanto il mondo cattolico o le varie sfaccettature del cammino cristiano. Gli stessi islamici vivono, sul piano religioso, delle grosse diatribe e le diaspore religiose, tra situazioni eretiche e gnostiche, non sono soltanto quelle cattoliche e cristiani. Si pensi, appunto, al mondo complesso dei Musulmani. La realtà dell’Isis è dentro la struttura culturale musulmana. Si Pensi alla realtà ebraica e guardo con molta attenzione alla realtà tibetana. Ormai il conflitto tra il relativismo dilagante e le fedi religiose tocca tutti i credenti”.
Domanda: Sì, questo è vero, ma c’è uno scontro sempre più cruento tra Occidente ed Oriente?
Risposta: “Si tratta di uno scontro, a volte, non dettato dalle religioni. A volte le religioni sono un paravento perché nel momento in cui si parla il linguaggio delle interculture e il dialogo avviene tra religioni è come se stessimo nell’anticamera di una apertura e di una possibilità di capire i segni della tolleranza. Dietro uno scontro religioso in Oriente, come un attacco all’Occidente, emergono altre questioni. Ma con questo non voglio negare che c’è incomprensione tra cattolici e musulmani, tra cinesi e tibetani. Il problema è che ancora non siamo riusciti a dar vita ad un pieno dialogo tra queste fedi e queste religioni e filosofie. Gli attacchi vengono dal mondo musulmano mq non mancano ancora gli attacchi comunisti nei confronti dei tibetani”.
Domanda: Lei considera l’attacco all’Occidente un attacco religioso o dietro c’è altro?
Risposta: “Da Paolo VI in poi, in un’età moderna, si è cercato sempre di dialogare con il mondo musulmano sul piano religioso. Le aperture sono state abbastanza vigorose. Giovanni Paolo II addirittura baciò il Corano, ricordo la grande polemica. Il discorso di Ratisbona di Benedetto XVI fu un discorso filosoficamente e teologicamente alto mal compreso. Papa Francesco non fa altro che urlare alla tolleranza e alle aperture. Per ciò che riguarda il mondo tibetano, tranne papa Francesco che forse è stato consigliato male, tutti gli altri papi si sono incontrati con il Dalai Lama. Giovanni Paolo II per ben nove volte ha dialogato apertamente con il Dalai Lama e anche Paolo VI non si è rifiutato. Il mondo tibetano è una grande realtà spirituale e credo che sempre più bisogna non smettere di aprire porte a questo popolo massacrato dal materialismo cinese”.
Domanda: Come considera il discorso di Papa Francesco sul sogno dell’accoglienza?
Risposta: “La questione è che l’Oriente e l’Occidente devono incontrarsi. Fino a quando non si risolverà la questione Armena, e ancora oggi non vogliono parlare di Genocidio, il mondo turco resta con un linguaggio incomprensibile. Gli Armeni sono stati un baluardo per la cristianità. Come lo sono stati gli Albanesi di Scanderbeg. In Oriente e in Adriatico la cristianità è stata ben difesa. Dobbiamo partire da questo presupposto. La Turchia è un nodo centrale nel mondo musulmamo moderno e lo è sempre stato, fino a quando non riconosce il Genocidio degli Armeni che è il massacro dei cristiani, credo che i sogni non si avvereranno. D’altronde lo stesso Papa Francesco nel momento in cui ha parlato di Genocidio Armeno è stato subito zittito”.
Domanda: Quindi in questo momento vede difficile un dialogo tra Occidente ed Oriente?
Risposta: “Oriente e Occidente sono per gran parte il Mediterraneo e anche le altre realtà geografiche confluiscono nel Mediterraneo. Io pongo un problema non solo di dialogo tra Occidente ed Oriente, ma una possibilità di dialogo tra Occidente, Oriente e Mediterraneo, ovvero tra Europa, Oriente, Occidente dentro il Mediterraneo. Oggi, se è questa la domanda, è abbastanza complicato trovare una via per un immediato dialogo. Bisogna lavorarci culturalmente oltre che sul piano economico. L’Islam è un pericolo se diventa minaccioso, estremista, bombarolo perché in nome di Allah si commettono massacri. Il Genocidio del popolo armeno è stato commesso dai Turchi, ovvero dai musulmani. L’Occidente e l’Europa fino a quando non difenderanno la loro identità cristiana con consapevolezza e forza resteranno molto deboli. Il mondo cristiano è debole, deve aprirsi alla cultura tibetana. Insieme il confronto con l’Islam assumerebbe altri significati religiosi e culturali”.
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