Lawrence Monsanto Ferlinghetti, comparso recentemente, è una linea che diventa interlinea tra ricerca, tradizione e innovazione. Si confrontò costantemente con Dante.
Ha contribuito a rivoluzionare il linguaggio poetico restituendo alla parola la forza innovativa della ricerca. La sperimentazione per Ferlinghetti significava penetrare il senso della tradizione linguistica, a partire da Dante, e rinnovarlo con un vocabolario della lingua tra quotidiano e percezioni.
Dante è stato un esempio importante perché ha analizzato il verso e la prosa della “Vita Nova” contestualizzando la rima di Dante nella speculazione lirica. In fondo Ferlinghetti è il poeta che ha dato la voce al verseggiare tra musica e canto.
Alcune poesie inedite di Ferlinghetti vengono pubblicati con il titolo: “Non come Dante” per Minimum Fax nel 1996 e raccoglie testi dal 1990 al 1996 con una splendida traduzione di Lucia Cucciarelli. Versi nei quali, con una puntale e pungente ironia, recitano:
“Non come Dante
che scopre una commedia
su per le falde del regno dei cieli
io dipingerei un diverso Paradiso
in cui la gente sarebbe nuda
com’ è sempre
in scene del genere
perchè vuol essere un ritratto delle anime
ma senza angeli apprensivi a dir loro
di come il regno dei cieli sia
il ritratto perfetto di una monarchia
e senza roghi che divampano
nelle fosse infernali giù di sotto
in cui può darsi che io abbia messo piede
e nemmeno altari nel firmamento se non fontane di fantasia”.
Dipingerebbe un Paradiso diverso. La Canzone di Dante viene proiettata nei processi che si leggono in Ginsberg e nella modernità della metafora colloquiale che giunge sino alla fine degli anni Sessanta del Novecento. Ma trasforma la parola per renderla percezione della intuizione. Egli stesso poeta ma è soprattutto il poeta che intuisce la necessità dei nuovi poeti e dei cantori.
Proprio in riferimento al rapporto tra Dante e Ferlinghetti, Lucia Cucciarelli, traduttrice del volume, ha chiosato: “Non come Dante, è vero, ma come Dante Ferlinghetti ha attraversato la cultura di questo secolo, incontrandone fisicamente e idealmente gli epigoni letterari e artistici. Come Dante, Ferlinghetti è stato un outsider, un artista super partes, editore di sé e scopritore di talenti, traduttore, ispiratore di avvenimenti culturali. Un vero e proprio leader spirituale seguito da milioni di persone che, negli anni cinquanta, giravano con Coney Island Of My Mind in tasca, una specie di parola chiave di una generazione che usciva dalla guerra ed entrava negli ingranaggi della civiltà industrializzata con la testa ancora piena di illusioni”. Ottima osservazione che offre una chiave di lettura innovativa ion un rapporto confronto tra la tra tradizione di Dante e il modello del canto pop – generation che trova il suo incipit prorprio in Ferlinghetti.
La sua casa editrice propone autori e metafore di testi che hanno la dimensione di un onirico sostegno alla semantica dei segni. La poeta è fatta di segni che costituiscono, appunto, il linguaggio della semantica metaforizza.
Ferlinghetti vive in questi versi proprio il senso nell’onirico: “…di questa sorprendente vita quaggiù/e degli strani clown che la controllano…”. Il clown è una metafora del reale che insiste nel poeta della spazialità infinita. In questa spazialità la parola cerca la vita nuova come desiderio, come necessità, come sistemazione del tempo delle parole
Un gioco che Dante adottò per le rime e che Ferlinghetti stimola e rimodula come proposta di avanguardia tra una proposta in cui la beat generazione ha trasformato in un pop linguistico sul ritmo della tavola della musicalità immediata. Una ricerca comparativa tra parola e pittura.
Un esercizio fondamentale che ha ha fatto di Ferlinghetti il primo innovatore. In fondo intrecciò la pittura e la parola. Usò l’immagine come immaginario soffuso e sommesso: “…poggiò la tela a terra/E giacque solo con lei/E a lungo giacque con quella vergine/desiderando una purezza tutta per sé”.
L’immaginario diventa simbolo. Un archetipo che ha sempre legato “Poesie. Questi sono i miei fiumi. Antologia personale 1955/1993” (Newton Compton, 1996) alle “Rime” di Dante. Una interlinea che vale una poesia, un poeta, un poeta e pittore. Dante è stato un riferimento ma anche una contraddizione. Qui i limiti. Non seppe andare oltre.
Ferlighetti è nato il 24 marzo del 2019 a Bronxville, New York, Stati Uniti e morto il 22 febbraio del 2021. La domanda resta. Innovò. Innovò come Dante? Non credo. Però come giustamente ha scritto Lucia Cucciarelli: “. Come Dante, Ferlinghetti è stato un outsider, un artista super partes”. In fondo cosa è la poesia per Ferlinghetti? “Balzo di cavalli bradi/che incidono la terra scalpitando”.
Pierfranco Bruni
Presidente Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi
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