Nell’ambito di servizi finalizzati alla prevenzione e al contrasto del “caporalato”, disposti dal Questore di Taranto nel territorio dell’intera provincia, personale della Squadra Mobile e dei Commissariati distaccati di Grottaglie, Manduria e Martina Franca, hanno denunciato il titolare di due società agricole operanti nel settore della raccolta frutta, ortaggi e lavorazioni varie, entrambe con sedi in Castellaneta (Ta), nonché un suo collaboratore diretto, ritenuti responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Nel corso del servizio di contrasto, si è proceduto al controllo di una decina di braccianti intenti a lavorare in un fondo sito nell’agro di Castellaneta in prossimità della S.P. 11, impiegati nel predisporre il terreno per le successive coltivazioni.
I lavoratori, la maggior parte originari del centro Africa e tutti regolari sul territorio nazionale, all’atto del controllo hanno esibito documentazione attestante la regolare assunzione. Tuttavia, gli approfondimenti investigativi hanno fatto emergere una situazione di grave sfruttamento.
Si è appurato, infatti, che i predetti, oltre a lavorare in condizioni non idonee , privi dei dispositivi di sicurezza individuali ed in violazione delle norme relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro, percepivano dal datore di lavoro una retribuzione inferiore a quella stabilita dalla contrattazione , non godendo inoltre di altri diritti riconosciuti dalla normativa.
La maggior parte di questi venivano fatti alloggiare in un immobile, ubicato a poca distanza dal fondo, individuato e messo a loro disposizione dallo stesso datore di lavoro, nonché da un suo stretto collaboratore, incaricato di avviarli al lavoro, sorvegliarli e fornire loro l’alloggio.
Proprio quest’ultimo, difatti, a fronte di un contratto di affitto stipulato con alcuni soltanto degli occupanti, in cui si pattuiva la somma di circa 2.500,00 euro annue, pretendeva e si faceva consegnare mensilmente da tutti gli lavoratori stranieri (presenti sempre in numero non inferiore a sette), la somma totale di 950,00 euro mensili, con un notevole illecito profitto.
Il sopralluogo presso l’immobile ha consentito di verificarne lo stato di fatiscenza e le precarie condizioni igieniche.
A quest’ultimo controllo ne sono seguiti diversi altri effettuati già nelle settimane precedenti, che hanno condotto oltre che all’arresto di una donna “caporale” di Monteiasi, ritenuta anche lei in concorso con il titolare di un’altra azienda agricola di Castellaneta ed il titolare e l’autista di una ditta di trasporti di Monteparano responsabile del medesimo reato, a individuare altre aziende e soggetti responsabili di intermediazione e sfruttamento del lavoro.
Altre situazioni di grave sfruttamento, sono state individuate in occasione di controlli disposti ed operati dal medesimo personale della Polizia di Stato nei territori di Maruggio ed Avetrana.
Sulla S.P. Maruggio-Torricella, sono stati individuati una decina di stranieri ,provenienti dal nord africa e dalla Romania, intenti a raccogliere angurie in condizioni di sfruttamento.
All’atto del controllo è stata subito notata la presenza di una donna di nazionalità rumena posizionata all’interno di una rudimentale struttura in legno adibita alla vendita delle angurie. La stessa occupava invero quella posizione “strategica” allo scopo di avere una visuale dell’intero appezzamento e verificare costantemente l’attività dei lavoratori.
Alcuni di questi ultimi facevano chiari riferimenti ad una ditta calabrese, per conto della quale dichiaravano di lavorare, pur non avendo mai firmato alcun contratto e pattuito una retribuzione; ciò grazie all’intermediazione della suindicata donna, cui alcuni di loro avevano consegnato il proprio documento d’identità.
Grazie alle dichiarazioni rese dai lavoratori è stata individuata una casa di campagna sita in contrada Monaci, in agro di Sava, ove gli stranieri venivano fatti alloggiare. All’interno dell’ immobile – un vecchio garage – erano stati ricavati dei giacigli di fortuna con materassi e coperte distesi per terra.Il locale si presentava in pessime condizioni igieniche e privo di ogni forma essenziale di servizi; all’ingresso era stato applicato un telo con funzioni di tenda e vi era un’unica lampadina, alimentata da un cavo volante che forniva energia anche ad un frigorifero.
È stato fatto intervenire sul posto personale del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Taranto il quale, dopo la constatazione dello stato dei luoghi, ha ritenuto di procedere allo sgombero del manufatto, dichiarato inagibile.
Al termine degli accertamenti sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Taranto quattro persone, fra cui la donna di nazionalità rumena (addetta all’attività di intermediazione illecita e sorveglianza dei lavoratori) ed il titolare di un’azienda agricola calabrese, per conto della quale la predetta agiva, ritenuto a sua volta responsabile delle condotte di sfruttamento.
Un altro episodio di sfruttamento dello stato di bisogno di lavoratori stranieri, provenienti in gran parte dalla baraccopoli di Metaponto, è stato anche questo accertato nelle campagne di Castellaneta, in contrada Chiulli, zona in cui sono stati controllati sei cittadini sudanesi intenti a lavorare su un fondo agricolo riconducibile ad un’azienda locale.
Le informazioni ricevute dai lavoratori hanno consentito di accertare come fosse lo stesso datore di lavoro a prelevarli la mattina presso una stazione di servizio prossima alla citata baraccopoli, trasportandoli in numero superiore al consentito a bordo di un fuoristrada.
Anche in quest’occasione i titolari delle aziende coinvolte sono stati denunciati e sono stati segnalati all’Ispettorato territoriale del Lavoro di Taranto, evidenziandone le irregolarità amministrative, ai fini delle contestazioni e sanzioni previste dalla normativa vigente.
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