Ancora oggi che sono a Reggio Emilia, dopo tanti anni lontano da Avetrana, mi basta chiudere gli occhi per rivivere e risentire quei sapori, quei colori, quegli odori di un natale di tanti anni fa, in cui, già di buon mattino la cucina era in fermento e si mischiava il profumo del miele alla cannella e i primi “purcidduzzi e cartiddati” prendevano forma inebriando la festa alle porte, di sapori unici.
“Purcidduzzi” e “cartiddati”, dolci tipici della tradizione salentina che le mani sapienti delle nostre nonne creavano dal nulla per festeggiare il natale in famiglia e condividere dolci prelibatezze.
Anche questo è il Salento, in cui, affianco al bellissimo mare e ai paesaggi mozzafiato c’è la buona cucina della tradizione che spesso non si riesce a tramandare perché le sapienti mani oramai scarseggiano.
Da questa città, culla della cucina emiliana, lancio una proposta: istituire corsi gastronomici per ritrovare le radici del Natale attraverso gli antichi piatti tipici e i sapori di una volta, che tanto apprezzano i turisti che entusiasti assaporano nelle masserie durante le sere d’estate.
Potrebbe essere un modo per creare un percorso gastronomico riscoprendo il Salento anche d’inverno e dire come tanti anni fa: “Buon Natale” – assaporando un buonissimo piatto di “purcidduzzi” e “cartiddati” tra i vicoli del nostro centro storico.
Salvatore Cosma