Il film nella modernità da Cinecittà al Festival di Venezia in una temperie storia raccontata da Pierfranco Bruni
Dal cinema dei telefoni bianchi al cinema che lascia la completa interpretazione agli amori neri. Tra il cinema degli amori neri ci sono i percorsi del cinema sviluppatosi sulla Laguna, dove il cinema romano si era trasferito, tra il 1943 e il 1945. Luisa Ferida e Osvaldo Valenti sono stati due straordinari protagonisti.
Si erano incontrati sul set di “Un’avventura di Salvator Rosa” del 1939 per la regia di Alessandro Blasetti. Film nella storia del cinema degli anni che annunciano le innovazioni cinematografiche degli anni Quaranta. Farà scuola nella scenografia e nei campi lunghi e corti. Una ribalta importante. Lui aveva una importante esperienza nella recitazione. Lei pronta ad apprendere e a diventare una diva. Lui era Osvaldo Valenti. Lei Luisa Ferida. Una carriera consolidata. Una carriera da formare e consolidare. Ma Luisa con questo film è già una diva. Il cinema e la vita. Gli estremi tra la finzione e la realtà. Una tragica realtà che ha coinvolto anche la macchina da presa e alcuni protagonisti del grande schermo.
Una storia d’amore negli anni terribili tra il 1943 e il 1945. Luisa venne uccisa insieme ad Osvaldo Valenti, il suo amore, nella notte del 30 aprile 1945. Erano due attori molto famosi che avevano dato volto al cinema della fine degli anni Trenta sino al 1944. Protagonisti di film importanti e famosi che hanno cambiato anche la struttura del cinema degli anni precedenti, quello dei telefoni bianchi, e che hanno consolidato nella filmografia contemporanea il ruolo del personaggio come chiave per comprendere i vari campi usati nella cinematografia.
Luisa Ferida, pseudonimo di Luisa Manfrini Farnet era nata a Castel San Pietro Terme il 18 marzo del 1914. Tra i suoi film più famosi vanno ricordati “Freccia d’oro” del 1935 con il quale inizia sostanzialmente il suo viaggio nel cinema, “Re burlone” sempre dello stesso anno, “Lo smemorato” del 1936 (il 1936 sarà un anno molto impegnativo dal punto di vista cinematografico, infatti usciranno diverse pellicole come “L’ambasciatore”, “Amazzoni bianche”), “I fratelli Castiglioni” del 1937,”I due barbieri” sempre del 1937, “Tutta la vita in una notte” del 1938. Altri film usciranno nel 1938.
Sono appuntamenti significativi che lasceranno un segno indelebile sia nella chiave interpretava del cinema moderno, per quel tempo, sia nella critica che si svilupperà sugli organi di informazione quotidiani che quelli specialistici. Le testate dei quotidiani svilupparono un intendo e articolato dibattito che portò a coinvolgere la cultura nella sua complessità. La letteratura, dopo Pirandello e D’Annunzio, entrerà nella scena imperante della macchina da presa.
La presenza di Luisa Ferida sulla scena cinematografica sarà costante. Al 1939 appartengono “Animali pazzi”, “Un’avventura di Salvator Rosa” per la regia di Alessandro Blasetti. Del 1940 è “Il segreto di Villa Paradiso”. Mentre al 1941 appartiene “Nozze di sangue” e “La corona di ferro”. Il 1942 è impegnata, tra gli altri film, con “La cena delle beffe”, “Fari nella nebbia”, “L’ultimo addio”, “La bella addormentata”, “Fedora”, “Gelosia”. L’anno successivo sarà protagonista in “Il figlio del corsaro rosso”, in “Grazia”, “Harlem” e “Tristi amori”. 1944 è l’anno de “La locandiera”, per la regia di Luigi Chiarini. Il 1945 lavora a “Fatto di cronaca”. Film che la vedranno accanto ad Osvaldo Valenti, come i precedenti, e costruiranno punti di riferimenti dal telefoni bianchi agli amori neri.
Luisa. Un’attrice all’interno di un tempo tragico e tragico fu il suo amore con Valenti. Credo che vada riletto la temperie cinematografica di quegli anni partendo proprio da Luisa Ferida e Osvaldo Valenti insieme ad Amedeo Nazzari, Clara Calamai, Doris Durante, Gino Cervi e tanti altri attori che hanno lasciato un segno indelebile. Molti di questi attori parteciperanno al cinema neorealista guidato da registi che chioseranno quel tempo drammatico.
Sulla tragedia di Luisa e di Osvaldo il regista Marco Tullio Giordana ha realizzato un commovente film dal titolo “Sanguepazzo”. Su di loro il regista dirà: “Valenti e la Ferida erano stati tra i protagonisti del “cinema dei telefoni bianchi” che il fascismo aveva tanto sostenuto. Ma in quelle pellicole rassicuranti e perbeniste avevano sempre recitato la parte dei cattivi, turbando l’Italietta piccolo‐borghese con personaggi che avevano eco anche nella spregiudicatezza della loro vita privata”. Il film uscì nel 2008 con l’interpretazione di Monica Bellucci, drammatica e splendida nella sua Luisa, Luca Zingaretti, identificazione magistrale nel suo Osvaldo. Insieme a loro Alessandro Boni, Maurizio Donadoni ed altri con la sceneggiatura di Leone Colonna, Marco Tullio Giordana, Enzo Ungari. Ho raccontato tutto ciò in “Luisa portava in una mano una scarpetta di lana” per i tipi fi Tabula Fati.
Pierfranco Bruni