C’è un bicchiere di vino in più dietro la sconfitta dei francesi nella disfida di Barletta del 1503. Si racconta che i nobili transalpini sottovalutando la forza dei cavalieri guidati da Ettore Fieramosca decisero di trascorrere le ore precedenti alla contesa in una taverna a bere il vino rosso della zona, il Nero di Troia. Non tutti sanno, poi, che dalle uve di Negroamaro è nato nel 1943 il primo vino rosato imbottigliato e commercializzato in Italia (dall’azienda Leone De Castris) e da subito esportato negli Stati Uniti. Sul finire della guerra il generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese una grossa fornitura di vino rosato, le cui uve provenivano dal feudo Cinque Rose. Il generale voleva un vino dal nome americano: nacque così il “Five Roses”. Nel 1967, invece, Austin Goheen, patologo delle piante del dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti e docente all’ Università della California a Davis, fu il primo accademico ad accorgersi che Primitivo e Zinfandel potevano essere gemelli separati alla nascita. Dopo molti studi e una collaborazione tra l’università e l’Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano, nel 1994 si arrivò alla prova definitiva dell’identità genetica dei due vitigni.
Sono soltanto alcune storie legate ai tre gioielli pugliesi, Nero di Troia, Negroamaro e Primitivo, al centro degli appuntamenti della 22esima edizione di ProWein, in programma a Düsseldorf da oggi al 21 marzo. Sono oltre sessanta le aziende vitivinicole pugliesi che espongono il meglio della propria produzione all’interno dell’area istituzionale della Regione Puglia – Unioncamere Puglia (Padiglione 16 stand A31). Una vetrina di prestigio per i vini di Puglia sono i wine tasting guidati dal giornalista Christian Eder, nel Padiglione 13 Stand C 39, nell’area dell’editore Vinum.
Ogni giorno viene ripercorsa la storia di Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia con la degustazione di etichette rappresentative per ogni vitigno (i prossimi appuntamenti: lunedì, alle 15.45 e martedì alle 11.30). Vinum è il più autorevole editore di lingua tedesca: per la fiera ha preparato un dossier sulla Puglia del vino, un itinerario ideale in cui coniugare bellezze paesaggistiche e tipicità vinicole del territorio.
Nello spazio Enoteca del Padiglione 16 stand A31, la De.S.A. (Deutschland Sommelier Association) conduce tutti i giorni, dalle 10 alle 18, degustazioni delle etichette storiche e delle novità proposte dagli espositori. Ogni giorno alle 12 e alle 17 si tengono in Enoteca focus di approfondimento dedicati ai vini pugliesi.
Sulla pagina Facebook FEELING APULIA è possibile seguire tutti gli appuntamenti live dal ProWein 2017 con dettagli sugli incontri giornalieri.
Negroamaro
La data certa della coltivazione di questo vitigno, concentrata prevalentemente nel Salento, non è nota. Si tratta di uno dei vitigni più antichi d’Italia: gli si attribuisce un’origine greca risalente alla colonizzazione ellenica avvenuta tra l’ottavo e il settimo secolo avanti Cristo. Il suo nome probabilmente deriva dalla combinazione del termine latino “niger” e greco “mavros” che significano entrambi nero, quindi Negroamaro come nero-nero per via del colore scuro delle uve. Caratterizzato da una forma tronco-conica, il grappolo, compatto, semplice e corto, presenta acini di media dimensione, con buccia pruinosa spessa e consistente di colore nero-violaceo. Il Negroamaro resiste molto bene al calore e non perde facilmente la propria acidità: per questo diversi produttori di regioni calde di tutto il mondo si interessano sempre di più a questa varietà. Previsto nei disciplinari di quasi la metà delle Dop pugliesi, è da sempre stato utilizzato, oltre che per la produzione di grandi rossi, giovani o da invecchiamento, anche per una peculiare versione di rosati dal carattere deciso e dagli abbinamenti intriganti. Da non dimenticare, poi, che il primo vino rosato imbottigliato in Italia (nel 1943 dall’azienda Leone De Castris) è stato ottenuto proprio dalle uve di Negroamaro.
Nero di Troia
Detto anche Uva di Troia o Vitigno di Canosa, è diffuso prevalentemente nella zona centro-settentrionale della Puglia. Ci sono quattro diverse ipotesi circa le origini. La tesi dell’origine greca s’intreccia con la leggenda dell’eroe della guerra di Troia Diomede, che, giunto dall’Asia Minore portò con sé in Puglia le marze di questa varietà. La seconda ipotesi ricollega il vino alle popolazioni indigene dei Dauni e dei Peuceti, che già coltivavano la vite. Una terza vuole il Nero di Troia originario dell’omonimo Comune della provincia di Foggia fondato dai Greci. L’ultima ipotesi ne attribuisce la provenienza alle vicine coste albanesi e precisamente al piccolo borgo di Cruja che, in vernacolo, viene chiamato Troia. La prima volta che la denominazione Uva di Troia compare in documenti ufficiali è negli scritti del 1875. Pare che il vino ottenuto da questa varietà sia causa della cocente sconfitta subita dai cavalieri francesi ad opera dei 13 omologhi italiani guidati da Fieramosca nella Disfida di Barletta del 13 febbraio 1503. I nobili francesi sottovalutando la forza degli italiani, decisero di trascorrere le ore immediatamente precedenti la contesa in taverna a bere vino rosso della zona. Dal punto di vista della viticoltura, non è di certo una cultivar facile: è una delle ultime a raggiungere la maturazione ottimale (fine ottobre, mediamente) con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista dell’esposizione a rischi climatici.
Primitivo
È tra i più famosi vitigni autoctoni pugliesi e una delle dieci varietà più coltivate in Italia (quasi esclusivamente in Puglia). Il Primitivo deve il suo nome a un sacerdote di Gioia del Colle (provincia di Bari), Francesco Filippo Indelicati, che verso la fine del diciottesimo secolo compì studi approfonditi su questa varietà. Attraverso diverse selezioni di vitigni della stessa tipologia, ne individuò uno che si distingueva dagli altri per la precocità di maturazione, battezzandolo così, con il nome di Primativo o Primaticcio o con il termine latino Primativus. Successivamente le marze di Primitivo raggiunsero Manduria (provincia di Taranto) a cavallo tra il 1700 e 1800, trasportate dai lavoratori provenienti da Gioia del Colle. Nel 1967 Austin Goheen, patologo delle piante del dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti e professore all’ Università Davis della California, fu il primo accademico ad accorgersi che Primitivo e Zinfandel potevano essere varietà identiche. Dopo molti studi, nel 1994 si arrivò alla prova definitiva dell’identità genetica dei due vitigni. È una varietà difficile in quanto non è molto resistente alla siccità, alle gelate primaverili e alle annate piovose o umide; inoltre il grappolo discretamente compatto può favorire l’insorgenza di muffe. Questi problemi sono praticamente assenti in Puglia, per il suo clima favorevole. In Puglia esistono due Dop specifiche: Primitivo di Manduria e Primitivo di Gioia del Colle.
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