“Il tempo è galantuomo, alla fine la verità viene a galla e le bugie smascherate: la delibera di modifica del Piano di tutela delle acque regionale, nella sezione riferita al depuratore consortile di Sava-Manduria, conferma quanto sostenevamo da tempo: si passa dalla condotta sottomarina allo scarico in battigia”.
Sono le dichiarazioni di Francesca Franzoso, consigliere regionale di Forza Italia, a seguito della delibera della Giunta di modifica del Pta, che mette definitivamente un punto sul progetto del depuratore e sullo scarico finale a mare.
“La condotta sottomarina”, si legge nel documento, viene soppiantata da uno “scarico di soccorso in mare” che vi arriva “mediante un solco naturale sfociante in battigia”.
“Querelle chiusa. Dopo mesi di dichiarazioni incrociate – dice Franzoso – da parte di consiglieri, amministratori pubblici, pseudo-consulenti tecnici, dirigenti regionali, tutte tese a screditare la tesi dello scarico in battigia del depuratore – che da tempo avevo annunciato – oggi la verità, inoppugnabile, viene finalmente a galla”.
“La rappresentanza istituzionale del no scarico a mare – prosegue Franzoso – ha trascorso mesi a mistificare la realtà sul recapito finale del depuratore. Potevano risparmiarcela. Persino Emiliano si è scomodato a spergiurare, con dichiarazioni ufficiali e comunicati, che no, mai, lo scarico sarebbe arrivato in mare. Peccato che le bugie abbiano le gambe corte. Sarebbe stato meglio, da parte del Governatore ammettere, con onestà, che la depurazione delle acque reflue, come prevede la legge, non può prescindere dal recapito finale in corpo idrico superficiale, anche solo come scarico d’emergenza, che, nel caso della Puglia, priva di fiumi e di laghi in zona, può essere solo il mare”.
Una ammissione difficile, certo, soprattutto per chi come Emiliano sul depuratore si è prodotto in promesse elettorali impossibili, ingannando la gente, ma sicuramente sarebbe stata più onesta e responsabile. E soprattutto avrebbe evitato due anni di scontri sociali, di cantieri bloccati e di opere essenziali rimaste al palo”.
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