Sono le due “regine dell’alta velocità” al servizio di migliaia di passeggeri tra l’Italia e la Francia. La prima si chiama Stefania, ha 29 anni e un passato da autotrasportatrice. Roberta, la seconda, ha 27 anni e prima di passare alla svolta del ferro era arruolata nell’esercito italiano. Da fine 2017 hanno entrambe cambiato vita trasferendosi a Milano per assumere il posto di comando sui Treni ad Alta Velocità (Tgv) che ogni giorno sfrecciano tra il capoluogo lombardo e Parigi. Una rotta che unisce l’Italia, la Francia e l’Europa, con tanto di traversata delle Alpi, per queste due ragazze nate e cresciute tra il sole e il mare della Campania.
Roberta è di Somma Vesuviana. Stefania, invece, viene da Portici, dove nacque la prima ferrovia italiana. “Finché c’è treno c’è speranza”, dice all’ANSA questa ex guidatrice di Tir passata al culto del binario dopo un anno e mezzo di formazione e cento giorni di addestramento a bordo. Una scuola estremamente impegnativa, a Napoli, di cui Stefania e Roberta erano le uniche donne su una classe composta da 14 aspiranti macchinisti.
“Rispetto ai Tir è tutto un altro mondo, molta più umanità. E anche se avessi famiglia non ci sarebbero problemi perché abbiamo orari di lavoro decisi con largo anticipo”, spiega ancora la ragazza di Portici, per cui il treno è stato come “ripartire da zero”, ma ne “è valsa la pena”. Due o tre volte a settimana, le due giovani donne, tra cui è nata una profonda amicizia (“Ci sentiamo tutti i giorni”) si danno il turno sulla linea Milano-Centrale-Paris Gare de Lyon. Loro assicurano il comando nella tratta più suggestiva, quella attraverso le montagne fino a Modane, poi cedono il testimone agli omologhi francesi per riprendere la guida sul treno del ritorno verso la Madonnina. “All’inizio, quando ci davamo il cambio a Modane – ironizza Roberta, la più giovane delle due- i colleghi mi guardavano allibiti: ormai mi hanno ribattezzata la Regina dell’Alta Velocità”.
Per lei, la tratta più bella comincia “dopo Torino, quando passiamo tra le montagne, con un paesaggio meraviglioso”. A volte i passeggeri in stazione la indicano sorpresi: “Guarda c’è una donna al comando!”. Uno stupore che la riempie d’orgoglio. Per lei, questo mestiere, è soprattutto una “missione civile”, un “servizio per il cittadino”, proprio come quando lavorava nel reparto difesa batteriologica dell’esercito, ma anche un modo per “portare gioia” al prossimo senza dimenticare l’imperativo della “sicurezza”. Da parte sua, Stefania plaude a quella che considera una “grande crescita professionale” rispetto ai tempi in cui guidava gli autobus sulla Costiera Amalfitana o i Tir attraverso l’Italia e ora sogna un Tgv che da Parigi possa arrivare fino a Napoli, magari ripercorrendo i passi del grande scrittore Stendhal.
“I miei genitori sono molto fieri di me, ma un po’ tristi chee sia partita a Milano. Se in futuro ci sarà un Parigi-Napoli, per andare a trovarli più spesso sarebbe fantastico”, confida all’ANSA. Come Trenitalia, anche la Sncf, la compagnia ferroviaria francese che ha assunto le due ragazze, ha avviato un dispositivo per sviluppare la parità e rendere più accessibili alle donne mestieri considerati da anni a prevalenza maschile. Oggi, il 20% dei dipendenti della compagnia sono di sesso femminile (19,7%, al livello europeo) contro il 10% nel 1980. Quanto alle donne in cabina, erano il 5,7% nel 2016, contro il 5,3% nel 2015, con la speranza che anche la locomotiva sia sempre più femmina.
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