MANDURIA – E’ morto dopo 48 giorni di agonia Salvatore Lochi, il 59enne manduriano accoltellato la sera del 21 febbraio scorso da un suo amico rumeno, Catalin Costel Neacsu, di 26 anni, arrestato poi dalla polizia e tuttora in carcere. Le sue condizioni di salute che avevano dato qualche speranza di ripresa sono improvvisamente peggiorate venerdì sera quando il pensionato che era ricoverato ancora nella rianimazione dell’ospedale di Potenza, è entrato di nuovo in coma per una grave crisi metabolica risultatagli fatale. La morte è sopraggiunta sabato notte. Il pubblico ministero Matteo Di Giorgio che conduce le indagini della procura della Repubblica di Taranto, ha disposto l’autopsia che si terrà domani pomeriggio. Forse dopodomani si potranno svolgere i funerali. Ad occuparsene sarà l’agenzia funebre dei fratelli Trombacca che ha già ricevuto l’incarico dalla famiglia per il trasferimento della salma. Si è aggravata quindi la posizione giuridica dell’accoltellatore che deve ora rispondere di omicidio volontario, occultamento di prove ed altri reati minori.
Come si ricorderà Lochi fu raggiunto da cinque pugnalate al petto, all’addome e al braccio sinistro, durante un alite con il rumeno che era andato con l’intenzione di appropriarsi di un ingente somma di denaro che l’amico conservava nella casa dove viveva con gli anziani genitori, entrambi malati. Una forte disponibilità di monete, quasi tutte da cinquecento euro, che qualche giorno prima Lochi avrebbe sfoggiato all’amico rumeno, facendogliele anche contare. A raccontarlo agli inquirenti, con dovizia di particolari, è stata la moglie dell’indagato durante la sua confessione. In quell’occasione, aveva raccontato la moglie, Neacsu aveva trattenuto tra le mani tre banconote da 500 euro che Lochi gliele tolse promettendogli che l’intera somma sarebbe stata prima o poi sua. All’insistenza del rumeno, questo sempre secondo la versione della donna, il manduriano aveva promesso un regalo di 500 euro con i quali l’amico si sarebbe dovuto pagare il viaggio in Romania con la sua famiglia nel periodo di Pasqua. Quella sera, quindi, il marito si recò a casa di Lochi per ritirare il premio che effettivamente ricevette. Ma il pensiero di quei cinquantamila euro avrà fatto perdere la testa al rumeno che tirò fuori il coltello da cucina acquistato giorni prima alla Lidl. Cosa sia successo esattamente non si sa. Forse Catalin voleva solo spaventare Lochi per fargli consegnare il tesoro, oppure voleva effettivamente ucciderlo per impossessarsi della somma. Potrebbe essere stata l’intrusione del padre della vittima a far precipitare le cose. L’anziano genitore, infatti, immobilizzato a letto per una malattia, sentendo il vociare sulla porta avrebbe chiamato il figlio al quale avrebbe chiesto con chi stesse litigando senza ricevere risposta.
A portare gli investigatori sulle tracce del rumeno fu proprio la vittima che poco prima di entrare in coma, all’ospedale di Manduria dove fu portato dal 118, riuscì a fornire preziose informazioni ad un agente di polizia presente nel pronto soccorso: «E’ stato il rumeno che abita a Maruggio», aveva detti prima di perdere i sensi. E’ stata poi l’attività investigativa degli agenti del commissariato di Manduria a chiudere il cerchio attorno al responsabile costretto infine, subito dopo la moglie, ad ammettere il brutale assalto. Fondamentali sono state anche le numerose intercettazioni ambientali. In una di queste affermava alla moglie: «A due centimetri dal cuore l’ho colpito».
I due avvocati che lo difendono, Erminio Marsella di Maruggio e Lorenzo Bullo di Manduria, chiederanno il giudizio con il rito abbreviato che consentirà al loro assistito di beneficiare dello sconto di un terzo della pena.
Nazareno Dinoi
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