lunedì 02 Dicembre, 2024 - 21:21:01

Ebola, la Asl di Taranto trasmette le prime linee guida

ebolaTARANTO – Da ieri è operativo in tutto il territorio della provincia di Taranto il primo protocollo specifico «per il trattamento preventivo di un eventuale contagio da virus Ebola». Le linee guida stabilite dal direttore del dipartimento di emergenza e servizio di emergenza territoriale della Asl, Mario Balzanelli, sono state trasmesse alle postazioni fisse e mobili del 118, al direttore generale Fabrizio Scattaglia e al direttore sanitario della Asl di Taranto, Maria Leone. Il piano, primo in Puglia (le altre Asl devono ancora recepire le direttive ministeriali in tema di prevenzione del virus africano), fissa i comportamenti a cui si dovranno attenere i sanitari nei casi anche di sospetta infezione. Il protocollo è destinato principalmente alla gestione dei profughi che presentano sospetti stati di acuzie clinica nelle fasi di sbarco. Per questo, in previsione di nuovi arrivi, si sta provvedendo a dotare tutti gli operatori sanitari del servizio emergenza di mascherine facciali ad alta protezione contro la diffusione di agenti biologici «da utilizzarsi – dispone il protocollo – ogni volta si presti assistenza a profugo proveniente dal continente africano». Nella gestione di profughi cosiddetti «sintomatici» che presentino segni anche sospetti d’infezione, oltre alla maschera, gli infermieri, medici e soccorritori dovranno inforcare gli occhiali paraschizzi, indossare camice monouso, sovrascarpe e doppi guanti in lattice. I sintomi sentinella, secondo quanto si legge nel dispaccio diffuso ieri, sono «la febbre, cefalea, dolori acuti muscolari e articolari, diarrea profusa, vomito massimo, eruzioni cutanee eritematose, dispnea, faringite, sanguinamenti spontanei, abrasioni cutanee e ferite».
Il piano vieta qualsiasi contatto non protetto «con fluidi corporei dei pazienti», compresa la saliva, il sudore, le lacrime «o qualunque indumento posto a contatto diretto con gli stessi».
Il codice comportamentale consigliato dal direttore Balzanelli riguarda anche il percorso ospedaliero e l’isolamento dei sospetti infetti. «I pazienti con segni e sintomi richiedenti, ad una prima valutazione clinica, il ricovero ospedaliero presso reparto specialistico dedicato», dovranno essere dirottati all’ospedale Moscati di Taranto. Mentre i casi che necessitano di isolamento o quarantena dovranno essere trasportati direttamente all’ospedale della Marina Militare della città jonica.
Tutto il personale che avrà contatto con profughi affetti da sintomi specifici dovrà smaltire negli appositi contenitori gli indumenti e i dispositivi indossati durante l’intervento. Le ambulanze che hanno trasportato i pazienti dovranno essere sanificate «con immediatezza e in qualunque orario».
Contestualmente all’adozione del protocollo, la direzione del dipartimento di emergenza territoriale ha richiesto con massima urgenza alla farmacia dei presidi ospedalieri l’acquisto di «indumenti ad elevata protezione da minaccia biologica resistenti a penetrazione virale e batterica e alla penetrazione di particelle biologicamente contaminate». In attesa di tale fornitura, le uniche tute in dotazione sono quelle bianche monouso, con copricapo, di protezione lieve. Il piano, infine, fa riferimento agli accordi presi con la Prefettura per quanto riguarda l’individuazione di un’unità di crisi presso l’ospedale militare di Taranto, «indispensabile – si legge – nella gestione dei percorsi clinici che eventualmente impongono lo stato di isolamento (reparti di quarantena) che non si ritiene appropriato possano ricadere, considerati i rischi, sulla sanità pubblica e di conseguenza sulla popolazione generale».
Attualmente a Taranto sono transitati circa diecimila profughi provenienti in gran parte dalla Siria, Gambia, Pakistan, Palestina, Marocco, Senegal, Libia, Sud del Sudan. I casi a rischio infettivo e di contagioso diagnosticati allo sbarco hanno riguardato le dermatiti da scabbia (circa 150), una sola sospetta tubercolosi poi rivelatasi infezione bronchiale da freddo per la permanenza in mare e due casi di malaria già in trattamento farmacologico. Altre malattie segnalate, non di natura infettiva, riguardano alcuni tumori recidivanti, vecchie ferite da arma da fuoco e ustioni da esposizione al sole soprattutto nei bambini. Tutti i primi interventi sanitari di emergenza e le prime diagnosi sono stati fatti dal personale sanitario del 118 nell’ospedale da campo allestito nell’area portuale.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno

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