La mia vita è sempre stata lontana dagli schemi della cosiddetta “normalità”. Sin da giovane, ho portato con me il peso dell’obesità, un’etichetta che mi ha reso immediatamente “anormale” agli occhi degli altri. Ma col passare del tempo, ho imparato che l’anormalità può essere un dono prezioso.
Ho sempre sfidato le definizioni convenzionali di ciò che è “normale”. Mentre alcuni seguono pedissequamente le mode e le tendenze, ho sempre abbracciato la mia unicità. Essere lontano dalla “massa” mi ha regalato una prospettiva diversa, una voce autentica che si è elevata contro le norme preconfezionate.
Le sfide non sono state poche, ma ho affrontato ognuna di esse con un coraggio rinnovato. Abbracciando la mia anormalità, ho trovato una forza interiore che non avrei mai immaginato. Ho imparato che la società può cercare di classificarti, ma il potere di definire chi sono spetta solo a me.
Il rifiuto dell’etichetta di “anormale” è stata una pietra miliare nel mio viaggio. Ho scelto di non farmi definire da quella parola, perché so che la mia identità va ben oltre quella categoria. Sono una persona con sogni, aspirazioni, passioni e un’impronta unica che lascio nel mondo.
La mia storia, un mix di sfide e trionfi, ha la capacità, spero, di ispirare gli altri. So che molte persone si sentono intrappolate nell’aspettativa di conformarsi, ma io sono qui per dimostrare che la via della vera realizzazione è quella dell’autenticità. La mia narrazione è un richiamo per chiunque cerchi di abbracciare se stesso senza riserve, anche quando si sente lontano dagli schemi.
Abbracciare la mia anormalità è diventato un atto di amore verso me stesso. La mia unicità è la mia forza, e continuo a camminare con orgoglio lungo questo sentiero, sapendo che sto lasciando un’impronta di autenticità in un mondo spesso troppo omogeneo dove dominano gli imbecilli, gli idioti, i leccaculo, e non per ultimi i farisei.
Fernando Filomena