lunedì 02 Dicembre, 2024 - 9:26:58

Elogio del fumetto italiano. La scuola ha cercato di distruggermi e Diabolik e Capitan Miki mi hanno salvato

Ero un fanciullo e leggevo i fumetti. Mi hanno aperto le vie del mistero nella creatività. Non tutti. Ero ragazzo e mio padre mi portava plichi di fumetti. Sono stato giovane ed Eva kant mi intrappolava insieme alle “eroine” del nero in testa la sensuale Zakimort. Sono stato anche oltre la giovinezza e Diabolik mi ha riportato ai personaggi geniali e malefici di Dostoevskij. Sono stato maturo ed ho ritrovato Tex insieme a Zagor e agli indiani delle tribù che mi hanno permesso di diventare antropologo nello scavo dei popoli e degli sciamani. Poi il resto è arrivato lungo gli anni che mi hanno condotto a comprendere la storia e la magia.

Essere ragazzi è unico. Ogni età è unica. Essere giovani è meraviglioso. Avere la mia età antica da vecchio è singolare. Ma ognuno vive la propria era. Essere vecchio è riconquistarsi tra l’immaginario e la profezia.

Nei miei anni di ragazzo non sono stati i classici greci o latini a farmi compagnia. Non è stato Manzoni o Dante. Non affliggete i nostri ragazzi ad ore di studio matto e folle per virtù di conoscenze. Lo studio matto verrà dopo. Matto da mattone. Folle da un groviglio di pensieri che impazzano (da pazzia) nella mente.

Ci sono Età che hanno bisogno di fantasia, di spensierata allegria, di gioia e di scelte che non possono essere imposte. Omero è venuto dopo nella mia vita. Così come Fedro e Dante. Sono parte della mia vita. Ma chi mi ha formato alla parola, al linguaggio e alla sintesi delle lingue è stato il leggere assiduamente, dalla cosiddetta prima fase scolare, i fumetti. Le parole dentro le nuvolette di fumo o di nebbia con scritte in nero rigorosamente in maiuscolo. I fumetti. E tra questi coloro che mi hanno dato un senso sono stati “Il Corriere dei Piccoli”, versione acquistata sempre da mio padre, e poi “Il Corrierino”, “Capitan Miki”, “Il grande Blek”, e tutto il genere poliziesco-giallo-noir. Qui al vertice c’era e c’è “Diabolik”. Poi “Zakimort”, “Kriminal”, “Satanik”. Si comprende bene che si trattava degli anni Sessanta.

A ragion di vero sono stati questi che mi hanno introdotto alla vera lettura. Ma, sempre a ragion del vero, mia madre e mio padre acquistavano questi fumetti con l’accordo e la promessa di leggere pagine del “Cuore” di Edmondo e la consueta “Domenica del Corriere” e anche, non dimentico, “Famiglia Cristiana”, alla quale mia madre era devota.

Ma è il fumetto che mi ha dato la capacità e la forza di accostarmi alla lettura. Io mi sono educato leggendo soprattutto “Diabolik”.

Con il diabolico genio del male ho compreso la disputa tra don Rodrigo e don Abbondio.Erano, appunto gli anni Sessanta, e da allora non ho smesso di leggerlo e rileggerlo.

Non forzate i bimbi, i ragazzi, i piccoli adolescenti a letture che troveranno uno spazio dopo. Mi sbaglierò di sicuro ma ho il dovere di testimoniarmi. Mio padre e mia madre non mi hanno mai imposto nulla. Cosa voglio dire? Un elegio al fumetto? Ma certamente sì. Ma anche un elogio ai diversi linguaggi e alle diverse formazioni che diventano sfere di apprendimento. La scuola di ieri… la scuola di oggi? Io sono stato sempre un autodidatta e mai “scolarizzato” dalla scuola. La scuola voleva distruggermi ed io mi sono salvato restando in rivolta. La scuola ha cercato di seppellirmi ed io sono risorto sempre. Da autodidatta e in conflitto, quasi sempre, con gran parte dei docenti sono arrivato a due lauree. L’ho fatto per dare gioia a mio padre e mia madre.

La cultura è sempre oltre la scuola. Perché la cultura è libertà. La scuola non è mai stata libertà creativa, inventiva, immaginativa. Come è stata vissuta da me. Se non avessi trovato in Capitan Miki lo spirito sciamanico dei Nativi americani avrei sempre accettato l’indottrinamento occidentale americano, ovvero di una cosiddetta democrazia senza libertà. Io non ho mai amato la democrazia. La libertà sempre ma è altro dal concetto fi democrazia. Ecco perché oggi non smetto di leggere Camus e mi impaurisce ancora Manzoni. Essere liberi è comprendere la testimonianza della rivolta. Dante diventa libero quando riesce a vivere in pienezza l’esilio.

Ho capito il “genio” quando, andando al di là del bene e del male, l’intelligenza inventiva, e appunto malefica, di Diabolik mi hanno introdotto nel “Conte di Montecristo” o nel maleficio della “fortuna” di Machiavelli o nel canto del gallo di Pietro disegnato a meraviglia teologica dal Vangeli sinottici.

Insomma se non avessi avuto come incipit guida Miki e Diabolik non avrei capito ciò che ho compreso dopo sino alla mia era da vecchio. Cosa significa tutto questo?

Può essere enigmatico oppure semplicemente leggerezza il pensiero che abito. Il superfluo, a volte, è più del superficiale o addirittura è un altro discorso. La pesantezza è soltanto una questione di peso e di taglie calibrate e non di profondità. E la leggerezza stessa è possibile coniugarla con la superficialità? Ovvero di ciò che è in superficie. Ciò che si vede in superficie è il “prodotto” di ciò che si sente in profondità?

Tutto questo per dire cosa? Per essere retorici? Ma no. Mi rivolgo ai ragazzi che hanno l’età di quando io un tempo avevo la loro età e viaggiavo dalla scuola elementare alle medie, anni terribili con docenti negativamente indimenticabili, sino ai primi anni del liceo, con docenti completamente dimenticati volutamente. Mi rivolgo ai ragazzi che hanno la mia età di quando io ero ragazzo e avevo la loro età. Non respingete nulla. Ma lasciatevi sempre uno spazio di libertà che sia solo vostro. Soltanto vostro. Leggete. Leggete tutto. Non vi fate impaurire dal politicamente corretto, ovvero che un determinato testo è valido e un fumetto è superfluo o leggero. Se avete voglia dedicatevi, con passione, a un vostro bel fumetto elettromagnetico piuttosto che a una pagina pallosa di Parini.

È anacronistico ciò che dico? Può essere. Io non sono stato salvato dalla scuola, ma dalla libertà bella di aver potuto scegliere, ad ogni età della mia vita, le letture che mi appassionavano, che mi hanno appassionato e che mi appassionano. Questo per non cadere nella noia o nella nausea. Il fumetto mi ha reso libero pur vivendo nella amministrazione della democrazia. Questo sì che un elogio. Ma alla libertà. Forse anche per queste dinamiche ho scritto “Mi sono innamorato di Eva kant”. Forse potrei iniziare una lettera con la fedeltà del destino. Alla rivolta. Da vecchio.

Ora mi rileggo il mio “Diabolik” del 1966. Erano gli anni delle Elementari. Elementare Watson. Cosa è stato il fumetto nella mia vita? Una letteratura dell’immaginario per approdare ad una letteratura eretica. Si pensi ai due personaggi del “Diabolik” delle sorelle Giussani. Ginko e lo stesso genio del male. Due intelligenze. Il bene e il male? Certo. Cosa sono il bene e il male? Nel fumetto o in letteratura? Solo Dostoevskij aveva previsto tutto raccontando la vita in un sottosuolo di demoni. Il fumetto mi ha spalancato le porte non solo alla letteratura ma anche alla scrittura. Da Diabolik a capitan Miki. Un elogio del bel fumetto. Una letteratura tra bene e male oltre gli schemi del conformismo fino a comprendere che la logica non è sempre una “ragione” lineare. Forse aveva ragione Nero Wolf.

Certo. Non smetterò di fare un elogio al fumetto. Resto completamente tra le nuvolette delle parole. Se ho scritto i miei libri lo devo al fatto che quelle nuvolette sono diventate una cornice tra lingue e parole. Ora che sono vecchio mi sono rimesso a leggere fumetti. Ed è una bellezza leggere, osservare quelle immagini, guardare. Strisce che raccontano. Cosa è la letteratura? Non quella che mi era stata imposta nella scuola che cercava di massacrarmi, ma quella che abito, che ho abitato e che ha dato la fantasia al mistero e la creatività al sogno. La scuola che io ho vissuto mi ha ferito cercando di uccidere la mia intelligenza. Diabolik e Capitan Miki mi hanno salvato.

 

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Notizie su Pierfranco Bruni

Pierfranco Bruni
E' nato in Calabria. Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", "Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem", "Ulisse è ripartito", "Ti amero' fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "Claretta e Ben", "L'ultima primavera", "E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi", "Il mare e la conchiglia") La seconda fase ha tracciato importanti percorsi letterari come "La bicicletta di mio padre", "Asma' e Shadi", "Che il Dio del Sole sia con te", "La pietra d'Oriente ". Si è occupato del Novecento letterario italiano, europeo e mediterraneo. Dei suoi libri alcuni restano e continuano a raccontare. Altri sono diventati cronaca. Il mito è la chiave di lettura, secondo Pierfranco Bruni, che permette di sfogliare la margherita del tempo e della vita. Il suo saggio dal titolo “Mediterraneo. Percorsi di civiltà nella letteratura contemporanea” è una testimonianza emblematica del suo pensiero. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Ha ricevuto diversi riconoscimenti come il Premio Alla Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri per ben tre volte. Candidato al Nobel per la Letteratura. Presidente Commissione Conferimento del titolo “Capitale italiana del Libro 2024“, con decreto del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano del 28 Novembre 2023.

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