Estendere i benefici contributivi da esposizione ad amianto attingendo agli oltre 34 miliardi di euro delle riserve tecniche dell’Inail
Il dramma di Taranto è approdato alla Consulta e Consiglio nazionali dell’Anmil (Associazione fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), in corso a Roma dal 17 al 19 giugno, grazie al vicepresidente nazionale Anmil, il tarantino Emidio Deandri, che nel suo intervento ha parlato anche della Sentenza di primo grado al processo “Ambiente Svenduto”.
All’evento sono intervenuti, tra gli altri, la Ministra per le Politiche della Disabilità Erika Stefani, la Presidente della Commissione Lavoro del Senato Sen. Susy Matrisciano, e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando.
Emidio Deandri, infatti, ha rivendicato il ruolo svolto nel processo “Ambiente svenduto” dall’Anmil Taranto che, rappresentata dall’Avvocato Mariella Tritto dello Studio Tritto e Tarricone, si è costituita parte civile ottenendo una pronuncia di condanna, nei confronti degli imputati e dei responsabili civili al risarcimento del danno da liquidarsi in separato giudizio ed al pagamento di una provvisionale, immediatamente esecutiva di € 30.000.
«In attesa della sentenza del Consiglio di Stato – ha affermato Emidio Deandri – affinché si possa affermare finalmente “è fatta giustizia” dovremo attendere l’esito del terzo grado di giudizio. Comunque oggi una riflessione si impone: la storia del processo in questi anni ha fatto emergere una realtà territoriale difficile, non solo per gli operai la cui vita e la salute sono state sacrificate alle ragioni del guadagno, l’Anmil è sempre stata al loro fianco, ma anche per i cittadini che in termini di inquinamento pagano quotidianamente lo scotto di vivere in questa bellissima città».
Non solo ex ILVA: «Anche a Taranto – ha poi detto Emidio Deandri – tanti sono i processi celebrati a seguito di lavoratori deceduti per patologie tumorali determinate da esposizioni professionali, soprattutto ad amianto. La sensazione è che non si faccia abbastanza per garantire ai lavoratori una chance maggiore di sopravvivenza. La normativa in tema di rivalutazione contributiva per esposti ad amianto è ferma al 2003, nonostante svariate indagini abbiano accertato, in diversi siti lavorativi su tutto il territorio nazionale, la presenza della fibra killer non ancora adeguatamente smaltita. Attraverso l’Anmil abbiamo fatto nostra la battaglia di estensione dei benefici contributivi da esposizione ad amianto, portando le istanze dei lavoratori che non hanno voce, ma uguali diritti, a chi ci governa. Non è impossibile perché le risorse ci sono: basti pensare che nel Bilancio 2019 dell’Inail le riserve tecniche sono state stimate in circa 34 miliardi e 100 milioni di euro!»
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