Entrata a scuola alle ore 10. La sperimentazioni parte da una scuola di Brindisi, l’Istituto Industriale e Liceo delle Scienze Applicate Ettore Majorana. Si tratta di una novità assoluta nel sistema d’istruzione italiano in quanto fino ad oggi mai si era arrivati a tale orario per l’arrivo a scuola.
Dietro all’iniziativa che dovrebbe partire dal prossimo anno scolastico (settembre 2018, ndr) c’è il dirigente Salvatore Giuliano che ad HuffPost ha voluto sottolineare l’importanza del sonno nell’età adolescenziale.
“Molti studi hanno dimostrato i benefici di un’entrata posticipata – ha spiegato il dirigente scolastico – anche in fatto di miglioramento di memoria e di prestazioni. Poi c’è un fatto pratico, che chiunque può verificare da solo: i ragazzi vanno spesso a dormire tardi, o, in generale, si mettono al letto più tardi degli adulti, ma devono comunque essere operativi per le otto. Questo impedisce loro di riposarsi a dovere. Poi c’è un’altra questione, che è comune a tanti altri istituti: la nostra scuola richiama alunni di diversi comuni, i quali devono spostarsi con i mezzi pubblici. Per non fare tardi o per non perdere l’autobus, sono costretti ad alzarsi anche alle cinque del mattino, altrimenti non riuscirebbero ad arrivare a scuola alle otto. Anche a loro un cambiamento dell’orario gioverebbe”.
Non solo arrivare a scuola più tardi, ma anche rivoluzionare la scuola: “Dietro alla nostra iniziativa c’è un disegno molto più ampio: noi vogliamo proporre un nuovo paradigma di scuola, un nuovo modo di apprendere, molto più focalizzato sui bisogni e sulle esigenze reali degli studenti. Potremmo, dunque, consentire loro sì di entrare più tardi, ma anche dargli la possibilità di dedicarsi a laboratori e attività per coltivare i loro talenti, dalla musica allo sport”.
“Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è anche quello di modificare la politica dei compiti e della mole di studio da portare a casa. È chiaro che se gli alunni si tratterranno di più a scuola (o nel campus, appunto) verranno messi nella condizione di non dover poi tornare a casa a studiare pile di libri”.
Fonte: oggiscuola.com
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