Chi disse: Preferisco avere fortuna che talento, percepì l’essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po’ di fortuna va oltre e allora si vince. Oppure no e allora si perde.
Vi ha colpito? Non l’ho scritto io ma quel buontempone di Woody in Match Point che, con queste poche battute, ha praticamente distrutto, con un solo colpo, l’ideale americano del self-made-man, per cui viene meno l’idea tipica della cultura liberale americana che fa dipendere il successo di una persona dai suoi sforzi, dalla sua volontà, come se il libero arbitrio fosse sufficiente a far sì che i sogni diventino realtà. Ma esiste una parte X della nostra vita che è decisa dal caso. Il segreto di tutto sta proprio lì.
Ed ecco che entro in ballo io, la Dea Fortuna, o Dea Bendata, si quella che esce in televisione nella lotteria di fine anno, immaginatemi come una Nancy Brilli di bianco vestita e con gli occhi bendati, che dispensa quattrini in gettoni d’oro a destra e a manca, alla cieca! Il mio nome deriva da fors, che vuol dire sorte ed ha la stessa radice di ferre, che indica portare, quindi fortuna sta per “ciò che porta la sorte“, che non è quel che passa il convento…
Per gli antichi romani io sono una divinità antica e il mio culto si deve al re Servio Tullio, il mio eroe, che più volte ho fatto entrare nelle mie grazie favorendolo nelle sue azioni e che per questo mi ha dedicato ben 26 templi nella capitale, che esagerato. Io l’amavo alla follia quell’uomo, anche se era un comune mortale e anche se aveva la cattiva abitudine di entrare a casa mia dalla finestra, ma vi sembra normale?
Nella mitologia greca invece sono Tyche, la divinità che garantiva la floridezza di una città e il suo destino. Sono una delle figlie di Tethys e Oceano, alla cui unione si deve anche la nascita di tutti i fiumi. Il mio compito è quello di accompagnare gli uomini lungo tutta la loro esistenza. Mica facile!
In genere mi rappresentano bendata e che distribuisco ricchezze lasciandole cadere da un grande contenitore a forma di corno, la cornucopia, il corno dell’abbondanza creato dall’unione tra la dea romana dell’abbondanza Opi e il corno della capra o ninfa Amaltea che accolse e nutrì Giove o Zeus nella sua infanzia a Creta e per questo le sue corna divennero magiche. Ecco perché poi il cornetto rosso è diventato un portafortuna e ce lo ritroviamo appeso ai bracciali, alle collane, ai ciondoli, insomma dappertutto, che poi diciamo ai napoletani…
Io sono la dea del Caso e del Destino. Che paroloni. Che poi mò tutti si sono imparati a dire che il caso non esiste, e ciò che ci sembra casuale scaturisce dalle fonti più profonde. Adesso si parla di sincronicità. Che qua bisogna stare aggiornati sennò è la fine. E dice che in alcuni momenti noi esercitiamo un’attrazione tale per certe cose o fatti, che si finiscono per creare circostanze coincidenti.. Per non parlare del Destino, positivo, che deriva da destinare cioè dirigere qualcosa verso una data meta e dove si è attivi, perciò si dice che ognuno è artefice del proprio destino, o del Fato, negativo, che è un potere o forza sovrumana che trascende da noi ma agisce su di noi e spesso facendo danno.
Nella Grecia antica, il Fato era invincibile ed è personificato dalle tre Moire, chiamate Parche dai Romani, che sono le figlie di Zeus e Temi la Dea della Giustizia, e sono le divinità che stabiliscono il destino di noi uomini e si chiamano Clòto, che fila il filo della vita, Làchesi che dispensa i destini, e ne assegna uno a ciascuno stabilendone anche la durata! e Àtropo che, quando le gira la testa, prende e taglia il filo della vita quando decide che è arrivata l’ora e Amen! ma si sa che i greci so sempre tragici.
Adesso si sente parlare sempre di Karma, termine sanscrito che significa azione, e secondo il pensiero indiano, l’uomo è perfettamente padrone del proprio destino, e tutto ciò che accade nella sua vita è una conseguenza delle sue azioni presenti o passate!
Quindi Karma Yoga a tutti, Azione: fare tutto quello che ci compete, anche l’impossibile, come risponde un’ancora poco conosciuta Stefania Rocca a quel gran fico, almeno all’epoca, di Christopher Lambert in Nirvana (1996), l’avveniristico film di Gabriele Salvatores del ‘96, che sembra uscito l’altro ieri e invece son passati ben 23 anni.
Jenne Marasco
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