Ex Ilva, Confindustria plaude al lavoro del Governo, che continua a tenere alta l’attenzione sul dossier seguendo tutte le varie implicazioni della vicenda. Preoccupazione viene espressa, tuttavia, per i costi dell’operazione di cessione del credito a Sace, che, pur garantendo ai fornitori il 70% dei crediti certificati e prededucibili, comporterebbe ulteriori oneri necessari all’attuazione della stessa procedura
“Va dato atto al Governo e in particolare al Ministro Adolfo Urso della straordinaria attenzione che oramai da più di un anno a questa parte viene rivolta alla vicenda ex Ilva nelle sue molteplici implicazioni: da quella della futura governance ai livelli occupazionali, dalla salvaguardia ambientale alla tutela delle imprese fornitrici”. A parlare è Salvatore Toma, Presidente di Confindustria Taranto, che così commenta le ultime notizie in ordine ai possibili acquirenti e all’imminente pubblicazione del bando di acquisizione dell’acciaieria, da mesi commissariata. Preoccupazione, tuttavia, viene espressa dallo stesso vertice degli industriali e dal Presidente della Sezione Metalmeccanica e Navalmeccanica Pasquale Di Napoli in ordine alle probabili ripercussioni economiche che la cessione dei crediti a Sace potrebbe comportare per le aziende fornitrici.
“Anche sulla questione indotto – dichiarano Toma e Di Napoli – abbiamo particolarmente apprezzato le soluzioni adottate per il ristoro dei crediti che hanno visto al lavoro, peraltro, i tre commissari straordinari di Adi in A.S. ai quali va il nostro ringraziamento per la complessa operazione affrontata, cui sono venuti a capo nel giro di pochi mesi. Tuttavia – aggiungono – non possiamo che esprimere una contestuale preoccupazione per i costi che le aziende aderenti alla soluzione della cessione dei crediti a Sace dovrebbero ulteriormente affrontare, e che sta creando un diffuso senso di sfiducia in molti imprenditori”.
Il riferimento è al costo dell’operazione Sace, che si aggirerebbe intorno al 12% e che pertanto comporterebbe per le aziende che cedono il credito (già certificato e quindi prededucibile) un ulteriore balzello oltre alla rinuncia, insita nella trattativa, del 30% dei crediti stessi avanzati nei confronti di Acciaierie. Confindustria Taranto, in sostanza, pur ritenendo la soluzione adottata una boccata d’ossigeno per l’indotto del siderurgico, (anche e soprattutto alla luce della passata esperienza dei fornitori di Ilva in amministrazione straordinaria del 2015, in cui tutti i crediti andarono a confluire nel passivo) avanza perplessità in ordine all’ulteriore -se confermato – costo dell’operazione e al diffuso senso di pessimismo che avrebbe suscitato in alcune aziende fornitrici.
“Laddove queste cifre dovessero trovare conferma – aggiungono il Presidente di Confindustria e della sezione metalmeccanica – confidiamo anche in questo frangente in un possibile intervento del Governo al fine di rivedere al ribasso i costi dell’operazione Sace e consentire alle aziende di accedervi con una rinnovata fiducia. Ricordiamo – concludono – che si tratta per la gran parte delle stesse aziende che videro definitivamente persi i propri crediti, alcuni dei quali molto ingenti, solo nove anni fa, e che ora, sia pure a fronte di un ristoro, avvertono tutto il peso di quei costi aggiuntivi che dovranno sostenere assieme alla rinuncia di parte dei crediti maturati”.
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