Carta straccia, costata 2800 euro e mille ore di sacrifici tra lezioni e tirocini pratici. Tra i truffati giovani di Maruggio
Avrebbero organizzato corsi per operatore socio sanitario con attestati falsi. Di questo sono accusati due manduriani che con altri sei imputati, residenti nei comuni di Maruggio, Fragagnano, Francavilla Fontana e nel leccese, devono presentarsi il prossimo 17 marzo davanti al giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Lecce per rispondere di truffa in concorso ed altri reati.
Ogni attestato falso era costato 2.800 euro agli sfortunati corsisti, tra questi molti manduriani, alcuni dei quali erano stati già assunti da società che li hanno poi licenziati.
I due presunti truffatori manduriani che sono difesi dagli avvocati Antonio Liagi e Umberto Leo, avrebbero avuto ruoli fondamentali nella presunta truffa. Il primo, C.D. di 54 anni, era il rappresentante legale dell’istituto Giacomo Leopardi, mentre il secondo, F.D. di 21 anni avrebbe ricoperto funzioni di collaborazione e docenza.
Secondo l’accusa, gli ignari corsisti, molti dei quali di Manduria e dei comuni del circondario (ma i truffati sarebbero diverse decine residenti in altre province e regioni), avrebbero regolarmente frequentato e superato i corsi, al costo di 2.800 euro, all’Istituto Giacomo Leopardi con sede a Copertino e Lecce e sedi dislocate a Manduria e Sava, per poi ritrovarsi con diplomi non riconosciuti dalla Regione Abruzzo.
Con quei falsi titoli, molti corsisti erano stati anche assunti con contratti a tempo indeterminato da società cooperative costrette a licenziarli quando si è scoperto l’inganno. Sono così partite le denunce con l’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce. Un’indagine gemella è condotta invece dalla Procura della Repubblica di Taranto interessata successivamente da altre decine di querele che i corsisti truffati della provincia ionica hanno presentato alla guardia di Finanza della compagnia di Manduria.
Per il pubblico ministero leccese, Donatina Buffelli che ha chiesto il rinvio a giudizio alla giudice Proto, gli otto indagati, ognuno nei rispettivi ruoli e in concorso tra loro, avrebbero organizzato i corsi e contraffatto il logo e i timbri della Regione Abruzzo applicati sui falsi attestati di qualifica professionale di Operatore Socio Sanitario rilasciati da un ente formativo mai autorizzato e sconosciuto anche all’anagrafe tributaria.
A scoprire l’inganno dei falsi attestati è stata la commissione del maxi concorso unico regionale per Oss organizzato dalla Asl di Foggia che nel verificare i titoli dei candidati ammessi i graduatoria si è imbattuta nel centro di formazione che non rientrava tra quelli accreditati dalla Regione Abruzzo. Per molti si era così infranto il sogno dell’assunzione pubblica di ruolo ed è iniziato il percorso della giustizia.
La giudice delle udienze preliminari del Tribunale leccese ha riconosciuto come persone offese, oltre a dieci corsisti firmatari di querela (tutti della provincia di Lecce), il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la Regione Abruzzo nella persona del suo presidente e due funzionari del settore formazione ed orientamento professionale della Regione Abruzzo.
Secondo gli atti acquisiti dagli inquirenti, gli imputati avrebbero attestato falsamente che gli aspiranti operatori socio sanitari avevano conseguito gli attestati previa valutazione finale svolta in una struttura formativa inesistente, mentre in realtà sarebbe emerso che i corsi erano stati svolti a casa con la fornitura di tutto il materiale necessario (dispense, chiavette di memoria, libri) con esame finale nella sala di un hotel di Pescara dove gli studenti venivano accompagnati con un pullman da turismo messo a disposizione dall’Istituto Leopardi.
Nazareno Dinoi su la Voce di Manduria
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