Dragonara sorse agli inizi dell’XI secolo, come una delle tante città di frontiera volute dai Bizantini per difendere i loro territori, minacciati al nord dai Longobardi e lungo le coste dai Saraceni. Fra gli altri centri con analoga funzione, sorti nello stesso periodo, si ricorda Fiorentino, Civitate, Montecorvino, Tertiveri, Devia e Troia, tutte ormai abbandonate, con la sola eccezione dell’ultima.
Dapprima baluardo dei Bizantini, successivamente Dragonara fu posta sotto le dominazioni normanna nel corso dell’XII secolo, quindi sveva nel XIII, ed in seguito sotto quelle angioina ed aragonese, prima di diventare feudo della famiglia De Sangro. Nel 1255, insieme a Fiorentino, fu investita e rasa al suolo dalle armate pontificie di Alessandro IV, durante la guerra contro Manfredi. Gli abitanti dei due centri distrutti fondarono il primo nucleo abitato di Torremaggiore. Anche l’originario fortilizio andò distrutto.
Oggi di Dragonara resta solo il castello, costruito con pietre squadrate sulle pendici iniziali dell’Appennino Dauno, nel corso del XV secolo, su iniziativa del Signore Paolo I de Sangro, sui resti della precedente fortezza ed in un sito completamente disabitato. Dopo diversi interventi e rimaneggiamenti, attualmente la struttura si presenta a pianta quadrangolare con quattro torri angolari, due a pianta quadrata e due cilindriche, ed un cortile interno. All’esterno, a pochi metri dalle mura, si erge un’altra torre cilindrica isolata, interamente vuota internamente e priva di vie d’accesso, con l’eccezione di quella attuale praticata in tempi più recenti per adibire la torre a stalla. Con ogni probabilità si accedeva ad essa direttamente dal castello, attraverso un ponte non più esistente o, in alternativa, tramite un cunicolo segreto sotterraneo.
Oggi il castello è utilizzato a scopo agricolo.
Cosimo Enrico Marseglia