Nonostante l’analogia nel nome non stiamo parlando dell’omerica Ilio presa a tradimento dagli Achei col trucco di un gigantesco cavallo di legno, bensì della ridente cittadina in provincia di Foggia. La cittadina di Troia nella sua storia ha avuto due castelli, quello Normanno – Svevo demolito negli anni ’60 del XX secolo, ed il Castello d’Oriente.
Non abbiamo notizia relativa all’anno di costruzione del Castello Normanno –Svevo benché possiamo essere certi che fu edificato intorno alla metà dell’XI secolo, proprio durante il periodo che vide formarsi il dominio degli uomini del nord in Puglia. Fu qui che Roberto de Hauteville detto il Guiscardo decise di far celebrare il matrimonio di una sua figliola, mentre nel 1082 Ruggero de Hauteville detto Borsa si rifugiò nel maniero per sfuggire all’ira degli abitanti di Troia che probabilmente propendevano per la causa del suo fratellastro maggiore Boemondo Principe di Taranto. Successivamente, fra il 1229 ed il 1230, la fortezza viene investita dalla furia dell’Imperatore Federico II di Svevia che probabilmente infligge seri danni alla struttura, dal momento che la successiva notizia in merito risale al 1617, quattro secoli dopo circa, quando sulle sue rovine sorge il nuovo convento dei Frati Cappuccini. Nel 1964 anche il monastero viene demolito per costruire in loco la sede della Scuola Media Statale. Restano solo la Chiesa di Sant’Andrea ed una parte dei bastioni sul lato meridionale.
Il Secondo Castello di Troia, citato in un atto del 1042, anch’esso di epoca normanna dunque, era stato costruito in linea con la cinta muraria ed anch’esso fu distrutto da Federico II. Successivamente fu ricostruito e trasformato in monastero benedettino affidato ai monaci di Montevergine a partire dal 1312. Situato accanto ad una delle antiche porte della città, la Porta d’Oriente o di San Girolamo, conserva ancora in qualche modo l’aspetto di un sito fortificato. Successivamente il convento fu ampliato nel XVIII secolo ed affidato ai Domenicani sino al 1810, quando gli ordini religiosi furono soppressi con la legge emanata dal Re di Napoli Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte. Dal 1842 al 1977 la struttura è stata sede di un orfanotrofio femminile.
Cosimo Enrico Marseglia