TARANTO – Già in epoca bizantina, intorno al 780 d. C., fu iniziata, sull’angolo estremo dell’isola su cui sorge l’antico borgo della città di Taranto, l’edificazione di una rocca destinata a proteggere la città dai ripetuti attacchi condotti dai Saraceni e dalla flotta della Serenissima Repubblica di Venezia. Si trattava in realtà di un complesso di torri alte e strette, atte, secondo la tattica medioevale, al lancio di pietre, frecce, dardi e acqua bollente, non olio come erroneamente si crede, questo infatti era un bene troppo prezioso per essere sprecato. In epoca aragonese, precisamente nel 1481, venne realizzata una prima versione del canale navigabile, meno largo di quello attuale, col duplice scopo di consentire il transito di piccoli navigli e di aumentare la difendibilità del maniero. Cinque anni più tardi il Re di Napoli Ferdinando d’Aragona dette l’incarico all’architetto militare Francesco Martini di ampliare e rinforzare il castello, in linea con le nuove esigenze tattiche dettate dalla comparsa ed evoluzione delle armi da fuoco. La difesa contro i nuovi pezzi di artiglieria da assedio richiedeva delle torri più larghe e più basse a pianta circolare, capaci di resistere meglio all’urto delle palle e dotate di ampi parapetti, muniti di aperture per l’alloggio dei cannoni nonché di scivoli per lo spostamento dei pezzi stessi da un torrione all’altro.
In tale periodo la fortezza assunse la sua attuale forma a pianta quadrangolare con un ampio cortile centrale, e comprendeva un complesso di sette torri, quattro delle quali unite in modo da conferire una forma appunto quadrangolare, mentre le rimanenti tre restavano allineate lungo il fossato. Le suddette quattro torri furono denominate di San Cristofalo, di San Lorenzo, della Bandiera e della Vergine Annunziata. In un secondo tempo il castello fu ampliato collegandolo ad una torre, detta di Sant’Angelo, fatta costruire a spese dell’Università cittadina. Nel 1491, sul lato rivolto in direzione del Mar Grande, fra le torri di San Cristofalo e della Bandiera, fu edificato un rivellino a pianta triangolare e l’anno successivo, secondo quanto riportato da un’epigrafe presente sulla Porta Paterna, accanto al blasone recante le armi inquartate di Aragonesi ed Angioini, terminavano i lavori di consolidamento dell’intera opera.
La fortezza si presenta con quattro torri angolari rotonde e possenti, alte una ventina di metri, collegate da cortine lunghe 40 metri e con quattro ordini di fuoco. Due erano le porte, alle quali corrispondevano due ponti levatoi. Il fossato era scavalcato da due ponti: quello detto dell’Avanzata, che collegava il castello con il borgo, e quello del Soccorso, diametralmente opposto che si riversava in quella che una volta era campagna. Successivamente, sotto la dominazione spagnola, si provvide a rinforzare la struttura con l’edificazione di una nuova fortezza difensiva imperniata su tre torri e con l’allargamento del fossato.
Sotto il dominio austriaco, iniziato nel 1707 e terminato nel 1734 con l’ascesa al trono di Napoli di Carlo di Borbone, il Castello di Taranto fu adibito a prigione ma con l’arrivo delle forze francesi nel 1799 ritornò alla sua originaria funzione di carattere militare.
Nel 1883, la torre di Sant’Angelo, insieme ad altre torri fu demolita in seguito ai lavori di allargamento dell’attuale canale navigabile e di installazione del ponte girevole. Al termine di queste opere nel 1887, il castello divenne una caserma della Marina Militare.
All’interno si può ammirare la cappella dedicata a San Leonardo che, dopo essere stata utilizzata in tempi alterni come corpo di guardia e stalla, è stata riconsacrata nel 1933.
Cosimo Enrico Marseglia
corrieresalentino.it