L’imponente Castello Baronale di Bitritto risale alla dominazione normanna, ed originariamente era formato da tre torri a pianta quadrata collegate fra loro da altri corpi di fabbrica adibiti a magazzini, dormitori, scuderie, etc. Il complesso sorgeva sui resti di una villa romana del I-III secolo d.C., tornati alla luce durante alcuni lavori di ristrutturazione, insieme alle fondamenta dell’edificio normanno, e si inseriva nelle mura urbiche dell’abitato. Aveva due accessi, uno rivolto all’interno mentre l’altro si affacciava all’esterno, giunti entrambi sino ai nostri giorni.
Subentrati gli Svevi ai Normanni, la struttura viene ampliata, assumendo un carattere prettamente difensivo, con la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica interno munito di camminamenti e scale che collegano fra loro le torri e le cortine. Inoltre, poiché la torre sudorientale era stata abbattuta, al suo posto ne venne eretta una cilindrica conservatasi sino ad oggi. Ulteriori lavori di ampliamento e ristrutturazione nel corso dei secoli portarono alla costruzione del porticato con loggia all’interno del cortile e dello scalone che porta al piano nobile dove è possibile ammirare lo splendido salone con volta a crociera sostenuta da eleganti colonne dotate di capitelli.
Rimasta proprietà della Curia Arcivescovile sino alla fine del secolo XIX, la struttura è stata adibita in seguito a scuola elementare, poi a cinema, sino a quando non è stata acquistata dal Comune ed oggi è sede del Municipio e della Biblioteca Comunale, inoltre può essere utilizzata per importanti eventi artistici e culturali.
Il castello si presenta a pianta all’incirca trapezoidale e mantiene due delle torri originali, una a pianta quadrata all’angolo nordorientale ed una cilindrica all’angolo sudorientale. Presenta bellissimi balconi e loggiati ornati da splendide trifore. Oltre ai resti della villa romana e delle fondamenta della fortezza normanna, i lavori di restauro hanno portato alla luce pozzi, palmenti, cisterne in ottimo stato, risalenti a prima dell’XI secolo.
Cosimo Enrico Marseglia