Struttura di pregevole aspetto, il Castello di Sammichele di Bari risale con ogni probabilità alla dominazione normanna e la sua edificazione nasceva in relazione a ben precise esigenze di natura strategica, con funzioni prevalentemente di osservazione e difesa del territorio circostante. Si trattava ovviamente della tipica torre fortificata normanna che sorgeva sul luogo dove attualmente vi è l’attuale castello, a quanto pare ancora esistente nel XV secolo.
Diverse sono stati i proprietari succedutisi nella proprietà della fortezza nel corso dei secoli. Nel 1504 apparteneva al banchiere genovese Geronimo Centurione, che probabilmente lo aveva acquistato dalla famiglia Acquaviva. Dopo circa un secolo la famiglia Centurione vende la struttura all’ebreo portoghese Don Miguel Vaaz de Andrade, che provvede alla costruzione delle prime abitazioni, intorno alla fortezza e che daranno origine all’attuale paese, che prende nome proprio da lui. Nel 1675 risulta proprietario del castello il Barone Antonio De Ponte che lo ha acquistato da Simone Vaaz , nipote di Miguel, cui succede la famiglia Caracciolo di Vietri dal 1797.
Furono proprio i Duchi Caracciolo ad affidare all’architetto Ascanio Amenduni di Casamassima, nella seconda metà del XIX secolo, alcuni lavori di restauro e ammodernamento che finirono per stravolgere l’assetto della struttura originaria. La facciata principale venne interamente rifatta in bugnato con tre portoni cui corrispondono altrettante bifore al piano nobile, in sostituzione delle originali finestre. Vennero inoltre aggiunte le torri merlate.
Attualmente il castello si presenta a pianta quadrangolare con torri sporgenti a base scarpata e munite di merli sul terrazzo e strette feritoie. Gli ambienti al pian terreno sono in numero di nove e presentano delle volte a crociera. Stesso numero al piano nobile.
Dal 1974 il castello è proprietà del Comune, che ha cercato con interventi di restauro di riportarlo al suo aspetto originario quantomeno all’interno, ed ospita il Museo della Civiltà Contadina Dino Bianco.
Cosimo Enrico Marseglia