SAN VITO DEI NORMANNI (Brindisi) – Un primo nucleo del Castello di San Vito dei Normanni, costituito dalla alta torre normanna, risale agli inizi del XII secolo su iniziativa di Boemondo de Hauteville Principe di Taranto, figlio di Roberto il Guiscardo Duca di Puglia e di Calabria, al tempo in cui questi contendeva al fratellastro Ruggero de Hauteville detto Borsa il dominio del ducato. Intorno alla fortezza sarebbe poi sorto il borgo di San Vito dei Normanni, un tempo chiamato San Vito degli Schiavoni per via dell’elevata concentrazione di esuli slavi. All’epoca dell’erezione della torre l’area circostante era fortemente boscosa e ricca di selvaggina, dunque il suo utilizzo più plausibile doveva essere sicuramente quello di residenza di caccia. Da un punto di vista strategico, tuttavia, la torre controllava la strada che, passando attraverso il paese, collegava Carovigno con Oria.
La prima famiglia ad abitarvi fu la Sambiasi che risiedette in loco sino al XV secolo ed alla quale successe dapprima la famiglia Orsini – del Balzo, quindi il Principe di Altamura Federico I d’Aragona. Attraverso vari passaggi di mano, alla fine il castello giunse nelle mani della famiglia Dentice di Frasso che ancora oggi ne è proprietaria.
La fortezza nel complesso ha una forma quadrangolare sulla quale svetta maestosa la torre di Boemondo. Questa, che si affaccia direttamente sulla piazza principale del paese, si divide in tre piani e presenta una merlatura guelfa sul terrazzo, nonché caditoie e feritoie sulle pareti. All’interno del castello vi è un cortile su cui si affacciano sia la torre sia il corpo di fabbrica signorile risalente al XVI secolo, guarnito di beccatelli e finestre eleganti. Il portale di accesso al palazzo è in stile gotico e riporta il blasone degli attuali proprietari. Originariamente l’ingresso alla fortezza era assicurato da un ponte levatoio non più esistente. In basso alla torre esiste una cappella sul cui portale è scolpito un altro scudo con le armi della famiglia Dentice di Frasso e la divisa: Noli Me Tangere, la frase che avrebbe detto Gesù a Maria Maddalena subito dopo la Resurrezione e che significa Non mi toccare. Una bellissima scalinata conduce dal cortile ad un loggiato con colonne che formano tre archi a tutto sesto.
All’interno il castello conta circa una trentina di stanze riccamente decorate ed ammobiliate. Qui furono ospitati il Re d’Italia Vittorio Emanuele III e la Regina Elena.
Cosimo Enrico Marseglia
in collaborazione con corrieresalentino.it